5G IL PUNTO DI VISTA DI ROBERTO CANTONI, FISICO E GIORNALISTA SCIENTIFICO, NONCHÉ REFERENTE IN SPAGNA PER M24A-ET

5G IL PUNTO DI VISTA DI  ROBERTO CANTONI, FISICO E GIORNALISTA SCIENTIFICO, NONCHÉ REFERENTE IN SPAGNA PER M24A-ET

5G IL PUNTO DI VISTA DI ROBERTO CANTONI, FISICO E GIORNALISTA SCIENTIFICO, NONCHÉ REFERENTE IN SPAGNA PER M24A-ET

La tecnologia 5G e il principio di precauzione

La controversia sul 5G, in merito alla quale questa pagina ha ospitato due interventi a firma del Responsabile regionale della Puglia, Crocifisso Aloisi, e del Direttivo Nazionale (qui il primo, e qui il secondo), merita tutta l’attenzione che le si sta dedicando. È un dibattito essenziale non solo dal punto di vista meramente tecnologico, ma anche da quello sociale, securitario, sanitario e, non da ultimo, geopolitico. Tutti questi elementi sono collegati tra loro. I due interventi si soffermano soprattutto sulle possibili conseguenze sanitarie del 5G, schierandosi a favore dell’operato di alcuni sindaci italiani che, appellandosi al principio di precauzione, si sono opposti all’installazione di antenne 5G sui territori di loro competenza. I sindaci italiani non sono stati i primi né gli ultimi a prendere una decisione simile (per esempio, tanto a Bruxelles che in alcune città degli Stati Uniti sono stati adottati i medesimi provvedimenti). Il Codacons, tra l’altro, ha sostenuto la posizione dei sindaci anti-5G, inviando nel luglio dell’anno scorso un esposto alle procure della repubblica, e chiedendo la sospensione della sperimentazione del 5G per mancanza di studi adeguati che ne dimostrino l’innocuità.

La validità legale del principio di precauzione è, a mio avviso, una delle grandi conquiste dell’ultimo ventennio in termini di diritti di salute pubblica (è stato incluso nella legislazione comunitaria nel 2000), e ha assolutamente senso applicarlo in un caso come questo, così come ha senso chiedere una moratoria sull’implementazione dei programmi di espansione di questa tecnologia. L’intervento del Direttivo Nazionale insiste sulla mancanza di dati del 5G sul lungo periodo, ed è proprio quello, in effetti, il problema sanitario principale. Nel breve periodo, al contrario, non sembrano esserci controindicazioni all’uso del 5G, come spiegato in questo articolo di Scientific American (che in Italia cura la rivista Le Scienze) di diversi mesi fa. D’altra parte, anche all’interno dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) italiano ci sono posizioni differenti: da un lato chi sostiene una generale innocuità del 5G anche per quanto riguarda gli effetti a lungo termine; dall’altro, chi fa notare che alcune domande restano senza risposte soddisfacenti, come quella sugli effetti a lungo termine dell’uso del cellulare da parte di bambini.

Alle principali argomentazioni dei favorevoli al 5G, riassunte da Aloisi, aggiungo le seguenti: 1) i benefici che potremmo trarre da questa tecnologia sono comunque maggiori rispetto ai suoi possibili rischi; 2) se perdiamo questo treno tecnologico, e se il 5G va in porto, dovremo poi rifornirci da qualche altro paese più intraprendente; 3) un’evoluzione dei sistemi d’informazione è necessaria per supportare la digitalizzazione della società e dell’economia; 4) le bande di frequenza utilizzate dal 5G hanno caratteristiche simili a quelle del 4G, che usiamo oggi. Esistono poi, come accennavo più sopra, preoccupazioni securitarie: per esempio, il governo statunitense si preoccupa a tal punto che i produttori cinesi (Huawei e ZTE) possano inserire nei loro prodotti dispositivi di invio segreto di informazioni, da aver non solo bandito quei produttori dal proprio territorio ma da fare pressione su stati esteri intenzionati a firmare accordi con le due imprese cinesi.

Cosa preoccupa i cittadini del 5G? I sistemi 5G si baseranno su una moltitudine di cellette montate vicino agli abbonati, spesso su piloni della luce ai lati di strade pubbliche. Queste cellette incorporeranno antenne ‘intelligenti’ che trasmetteranno fasci multipli, che possono essere guidati in modo indipendente verso i singoli abbonati. Funzionano a livelli di potenza molto più bassi rispetto alle celle utilizzate dai sistemi attuali, che sono tipicamente posizionate in cima agli edifici nelle aree urbane. La prospettiva di un drastico aumento del numero di fonti che trasmettono segnali in radiofrequenza è senza dubbio preoccupante per molti cittadini.

Secondo i difensori di questa tecnologia, il 5G consentirebbe una più rapida trasmissione dei dati e dei raggi guida verso i singoli utenti, riducendo i livelli complessivi dei segnali di radiofrequenza nell'ambiente. Tuttavia, ribattono gli oppositori, tale riduzione sarà alla fine compensata dal traffico dati in rapida crescita sulle reti cellulari e dall'eventuale flusso di dispositivi collegati in wireless, che il 5G renderà possibile.

Ma esiste un problema di ordine più generale, che non riguarda soltanto il 5G, Esiste, cioè, una controversia sulle conseguenze delle radiofrequenze da cellulare. In effetti, come sostiene questo studio pubblicato due anni fa su Environmental Research, la polemica sui danni derivanti dalle attuali tecnologie wireless 2G, 3G e 4G è ancora attualissima, ed è solo enfatizzata dal 5G. Lo studio sostiene che l'aggiunta di questa radiazione 5G ad alta frequenza ad un mix già complesso di frequenze più basse contribuirà a un risultato negativo per la salute pubblica. Un altro studio, pubblicato su Toxicology Letters, sostiene che la maggior parte degli esperimenti di laboratorio condotti fino ad oggi non sono stati progettati per identificare gli effetti negativi più gravi che riflettono l'ambiente operativo reale in cui operano i sistemi di radiazione senza fili. Ma si potrebbero citare decine di altri lavori, tutti chiarissimi sulla necessità di ulteriori studi prima dell’adozione delle tecnologie 5G.

Insomma, se da un lato i difensori del 5G ricordano che l’Italia ha una legislazione molto più restrittiva degli altri paesi europei per quanto riguarda le radiazioni (6 V/m rispetto a 41-58 V/m della media europea), gli interrogativi irrisolti sono molteplici. E ciò, senza contare il fatto che il potere decisionale delle comunità in Italia, in merito a questioni socio-tecnologiche, è ancora debolissimo: in genere, le decisioni ‘macro’ vengono prese a monte da aziende e governi, e imposte alle comunità. Eppure, gran parte della questione risiede proprio in questo: chi decide? chi è soggetto alle conseguenze delle decisioni? Chi ci guadagna e chi ci perde, e cosa? Abbiamo visto cosa è successo con la TAP, nel Leccese, o anche con Scanzano Jonico con le scorie radioattive (con esiti differenti). D’altra parte, considerando che non si è ancora riusciti neanche a stimare gli effetti sulla salute dei cellulari in generale, è realistico pensare di riuscire ad arrivare a prove conclusive sulle conseguenze del 5G in tempi che tanto l’industria che il sistema medico possano considerare ragionevoli? Forse una moratoria sul 5G permetterebbe, se non altro, di studiare più a fondo una questione d’importanza vitale per la salute dei cittadini.

Roberto Cantoni – Coordinatore M24A Spagna

Movimento 24 Agosto

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