di Alessandro Paternostro*
Premessa: il presente articolo non vuole essere un elogio o una difesa a spada tratta di una categoria di lavoratori dipendenti, i bancari, ma solo una finestra sulla recente quotidianità che li vede mediaticamente protagonisti in negativo. Con il DL 8/04/2020 n.23, il Governo ha messo in campo la potenza di fuoco che il sistema economico Italia, malato di lunga degenza in terapia intensiva (non è questa la sede per analizzarne le cause), attendeva per riprendersi dal colpo mortale sferrato dalla pandemia. Ma in cosa consiste questa potenza di fuoco: in molti, soprattutto il sistema delle piccole e medie imprese, si aspettavano una pioggia di soldi (un po' come è successo per la misura dei 600 euro erogati dall’INPS) che tout-court avrebbe rimpinguato le casse delle aziende nel frattempo svuotatesi, magari somme a fondo perduto un po' come succede nei paesi nordici… solo che l’Italia non può impiegare un tale strumento semplicemente perché non ha un debito pubblico che le può permettere una tale leva. E allora il Governo è intervenuto con l’art. 13 del DL introducendo delle deroghe all’operatività complessiva della gestione delle garanzie del Fondo di garanzia per le PMI. Ecco il punto nodale: garanzie non denaro. Eppure ciò non ha evitato che ministri e politici di professione, giornalisti e presunti tali, per qualche voto in più o per qualche like in più sui social o semplicemente per ignoranza della materia (il grado si ammissione è direttamente proporzionale al livello culturale dei tuoi followers), dichiarassero candidamente che nel giro di poche ore le aziende che ne avessero avuto diritto, si sarebbero ritrovate denaro contante sui propri conti correnti. Puntualmente, come in realtà ci si sarebbe dovuto aspettare in un Paese divorato dalla burocrazia, ciò non è avvenuto; e, sempre per questi signori, alla ricerca dell’untore, ciò non è avvenuto per colpa delle banche: uno sparare sulla croce rossa. Ed infatti si dà il via alla caccia al bancario (si perché nel nostro bel paese di santi e navigatori, ancora oggi non si conosce la differenza tra un bancario e un banchiere) che non vuole erogare i soldi (di qualche giorno fa è l’esposto al Ministro degli Interni presentato dai sindacati bancari per i vili attacchi subiti dal personale degli istituti di credito in seguito al clima d’odio generato da tali affermazioni). Ma come stanno in realtà le cose all’interno delle filiali degli istituti di credito? Si parta dalla considerazione che nell’ultimo decennio (dati del Sole24Ore) la rete degli sportelli si è ridotta del 25,5% in Italia e il numero dei bancari si è ridotto di oltre 120.000 unità (circa il 30%), perché le banche sono società private che come tutte devono fare utili. In un tale contesto si è abbattuto lo tsunami pandemico: le Filiali sono rimaste aperte in quanto servizio di pubblica utilità ma con orari ridotti al pubblico, al fine di rispettare le norme sul distanziamento sociale richieste dalla comunità scientifica. In una simile situazione, aggravata dalle morti sul campo (benché si possa immaginare diversamente, nel silenzio mediatico, anche il settore ha contato i propri decessi), si sono succedute progressivamente le norme sulle sospensioni dei mutui e dei finanziamenti, quelle sull’anticipo della cassa integrazione e, infine, quelle sul decreto di liquidità. Norme che cambiano continuamente e che inducono gli operatori bancari a richiamare i propri clienti ai quali hanno dovuto magari rifiutare una richiesta in quanto non in linea con le indicazioni di legge (a puro titolo esemplificativo, a fronte delle prime norme sulle sospensioni emanate nell’ultima settimana di marzo, è solo di qualche giorno fa la modifica di quelle che che regolano le sospensioni ai sensi della “Legge Gasparrini”, favorendone l’accesso anche ai titolari di partita Iva prima e, poi, ai titolari di mutui con importi originari superiori a 250mila euro e fino a 400mila euro e, infine, ai mutuatari che hanno stipulato grazie alle garanzie Consap). Il tutto in un contesto mediatico che continuava a sottolineare la rapidità delle erogazioni che non si sarebbero basate sulle valutazioni di merito creditizio: in realtà il merito creditizio non lo esamina, come invece finora accadeva, il Fondo di garanzia per le PMI. Le banche e i suoi deliberanti (in quanto la responsabilità penale è personale), sono invece chiamati a svolgere un minimo di valutazione perché i citati DL e DPCM non hanno eliminato, per tali istruttorie semplificate, i reati connessi all’esercizio abusivo del credito e, qualora una di queste aziende dovesse fallire nei prossimi anni, di concorso in bancarotta fraudolenta. E’ superfluo dire che non solo le aziende sane presentano una richiesta di sospensione, anzi; e in tale contesto, se è vero che la garanzia pubblica attenua il rischio, proprio perché pubblica aggraverebbe la posizione del deliberante nel caso di default successivo del finanziato. Ciò senza considerare che un piccolo errore formale nella compilazione delle richieste potrebbe inficiare la garanzia. E’ pur vero che la platea dei bancari è pienamente consapevole del ruolo sociale che riveste e che la vede in prima linea a fornire il dovuto ossigeno alle aziende e alle famiglie: non solo con i propri contributi finanziano la CIG degli altri settori (ad oggi la CIG non è un istituto a cui possono accedere le banche in caso di esuberi: questi ultimi vengono coperti con fonti proprie del sistema bancario); ma in queste settimane, pur tra mille difficoltà operative (che non sono solo bancarie ma anche esterne: SACE, ISMEA, Fondo di Garanzia, INPS) si “congelano” (termine tecnico per indicare la presentazione delle pratiche sui portali degli organismi di garanzia) le pratiche dei propri clienti anche il sabato e la domenica (l’orario di lavoro nei giorni lavorativi ormai non esiste più) perché da “buon padre di famiglia” si sa che in questo momento non conta il riconoscimento economico (nonostante i richiami delle organizzazioni sindacali di categoria) ma far ripartire il paese: perché ripartire è nell’interesse comune, anche delle banche, chiamate a produrre utili in un contesto di margini da interesse praticamente azzerati.
*iscritto M24A Circolo di Gioia del Colle
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