di Raffaele Vescera
Il dato che emerge da questa tornata elettorale è il netto arretramento della lega di Salvini, più di tutto al Sud, dove in Campania si ferma al 5%, un quarto del 19,2% dello scorso anno alle europee, e in Puglia, dove grazie al tradimento del sindaco di Foggia passato alla lega in cambio di un piatto di lenticchie, arriva al 9%, comunque un risultato pari a poco meno di un terzo delle europee, quando si attestò al 25%.
Il vento al Sud è cambiato, anche grazie all’azione efficace di noi meridionalisti, ha prevalso la dignità di un popolo da sempre rapinato e umiliato dal partito del “prima il nord”, e quello che sembrava un assalto finale della lega, favorito dalla consunzione di Forza Italia e dal patto scellerato del M5S che aveva sdoganato l’impresentabile Salvini quale uomo di governo, è fallito miseramente. La becera lega del razzismo antimeridionale, nonostante tutte le forze messe in campo, in termini di clan elettorali, grazie all’utilizzo di soldi provenienti da chissà dove, esce stracciata dal voto del Sud. Ora i tanti topi politici che in tempi recenti hanno affollato la nave leghista, sperando nella sistemazione sicura su una poltrona, scapperanno verso altre formazioni di pari marciume, come fanno da decenni, “Francia o Spagna, purché si magna”.
Al Centro-Nord, i risultati non sono diversi, in Toscana, la fascio-leghista Ceccardi, famosa per aver dichiarato che “i medici meridionali devono essere pagati meno di quelli del Nord perché meno bravi” esce nettamente sconfitta. E la lega non può cantar vittoria neanche in Liguria e Marche dove seppur vincente il centrodestra, i candidati presidenti non sono leghisti. In Veneto il leghista Zaia stravince con oltre il 70%, vero, ma la lista Lega per Salvini esce con un misero 17%, surclassata dalla lista Zaia presidente che di voti ne prende più del doppio. Un bottino che il governatore veneto userà quale arma esplosiva per far saltare Salvini dalla poltrona di segretario. All’interno della lega, si prepara una notte dei lunghi coltelli, e in questa resa dei conti ne vedremo delle belle. Da una parte l’anima buzzurra, razzista ed estremista del capitano di sventura, legato a Putin e ai movimenti neonazisti, dall’altra quella in apparenza più presentabile, ma non meno antimeridionale di Zaia. Lo stesso che ministro dell’agricoltura escluse tutte le eccellenze agroalimentari del Sud dall’accordo di scambio con il Canada, inserendo due oli d’oliva, entrambi veneti, incredibile a dirsi per una regione che gli ulivi li vede in cartolina. Lo stesso Zaia che dichiarò che gli scavi di Pompei sono “quattro sassi” e definì i meridionali parassiti e scansafatiche, mantenuti dal Nord.
Tuttavia, la nostra soddisfazione per questi risultati regionali si ferma qui. La sconfitta di Salvini non dà forza alle speranze del Sud di cancellare le disparità di trattamento cui è sottoposto dallo Stato italiano. Uno stato dominato dal Partito Unico del Nord comprendente tutti i partiti nazionali. Dal Pd di Bonaccini, Sala, della ministra De Micheli e compagnia, che s’appresta a far bottino per il Nord dei 145 miliardi di euro destinati al Sud dalla Comunità europea, a quel M5S che pur avendo ottenuto la fiducia del 50% degli elettori meridionali e pur avendo la maggioranza dei parlamentari meridionali, invece di fare giustizia dell’iniquità di cui è vittima il Mezzogiorno, è in tutt’altre faccende affaccendato, quali la demolizione della Costituzione. In quanto alla Meloni, Renzi e altre inguardabili comparse, preferiamo non sprecare parole.
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