“Non ci possono essere Giudici donne, perché giudicare vuol dire essere imparziali e le donne sono invece condizionate dall'emotività ".
Queste le parole pronunciate da un docente di Bioetica, incaricato presso l'Università degli studi di Bari, durante il corso di una lezione online.
Tale affermazione seguita e condita da una sfilza di pregiudizi retrogradi, ha fortemente scosso gli studenti che, dopo aver cercato in ogni modo di controbattere, hanno messo in rete il video incriminato, facendo in modo che il docente, segnalato anche dall'organismo garante per le pari opportunità, venisse prontamente rimosso dall'incarico che indegnamente, con l'aggravante della materia insegnata, ricopriva.
Questo episodio, oltre a rappresentare un ennesimo caso di sessismo e misoginia, è figlio di un retaggio patriarcale ancora ben lontano dall'estinzione, che non può che avere unanime condanna. Tuttavia, lascia spazio ad alcune riflessioni. Partendo dal concetto che le capacità intellettuali, morali e di raziocinio delle donne, al pari di quelle degli uomini, non sono assolutamente in discussione, è pur vero che esse, per la loro stessa natura, sono più portate a seguire l'istinto ed il cuore (emotività). Ebbene, chi l'ha detto che questo è un limite? al contrario potrebbe rappresentare un valore aggiunto.
Omologare un pensiero ad un modo di fare, di agire o di sentire è già un limite al pensiero divergente, creativo ed innovativo. È la stessa cosa che dire ‘tu non puoi perché hai la pelle nera, hai il naso storto ecc...’ Discriminanti a prescindere una categoria o un genere, escludendo la varietà che è sinonimo di crescita ed evoluzione. D'altra parte, non mi sembra che l'infallibile cosiddetta superiore "razionalità" degli uomini abbia sempre espresso giudizi legittimi ed equilibrati, ma soprattutto liberi da condizionamenti personali, politici, morali o di educazione o di modi di sentire ed interpretare.
Quello a cui noi donne oggi aspiriamo, dopo anni di battaglie per ottenere la parità dei sessi, non è l'omologazione all'uomo, ma il rispetto di quelle che sono le nostre peculiarità, ovviamente con pari dignità e diritto, questi in nessun modo mai messi in discussione.
Equità non parità, vuol dire proprio questo. Mi sembra chiaro che io non giustifico in nessun modo il docente e bene hanno fatto a rimuoverlo dall'incarico, ma giudicare con cuore e testa credo sia molto meglio che giudicare solo con la testa, applicando con mero raziocinio solo leggi scritte nei codici. Senza dimenticare, che, non essendo più nel medioevo, di donne Giudice, che ricoprono in maniera eccellente il proprio ruolo, sono pieni i Tribunali di tutto il mondo.
di Nunzia Contaldo
Commissione Equità di Genere
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