GLI EMENDAMENTI AL DECRETO DEL GOVERNO SUL RILANCIO, PER BLINDARE I FONDI PER IL SUD
di Pino Aprile
Quattro emendamenti su quattro arrivano al voto: sono già stati pubblicati e li si può vedere sulla pagina della Camera dei deputati, dove passerà in prima battuta il decreto governativo per il rilancio dopo la botta dell'epidemia di covid-19. Un paio sono di particolare importanza, perché con uno (il 183.8: il primo numero in dica l'articolo, il secondo il numero dell'emendamento a quell'articolo; chiunque può andare a leggerli sul sito della Camera) si chiede che almeno il 34 per cento di tutta la spesa per la cultura sia destinato al Sud; con l'altro (il 265.2), che la stessa clausola del 34 per cento valga in generale e, in particolare, per tutte le risorse del Decreto-Rilancio, valgano i criteri del Fondo Sviluppo e Coesione: 80 per cento della spesa a Sud, il 20 al Nord.
A quei quattro emendamenti ha lavorato la struttura del Movimento per l'Equità Territoriale (Commissione economia), d'intesa con i portavoce di parlamentari del Sud: in questo caso, la senatrice beneventana Sabrina Ricciardi e il deputato foggiano Giorgio Lovecchio, entrambi del M5S. Un grazie per la disponibilità e l'impegno. In altre occasioni (emendamenti, convegni al Senato, interrogazioni) lo abbiamo fatto con parlamentari di schieramenti diversi, specie con il senatore Saverio De Bonis, del gruppo Misto: l'unica condizione è che si tratti di iniziative per restituire equità al Sud. Quindi, questo vale come appello ai parlamentari meridionali: la struttura di M24A-ET è a disposizione di chi, non potendo contare su una segreteria tecnica personale adeguata e non riuscendo a ottenere maggior collaborazione da quella di partito, avessero bisogno di aiuto. Noi ci siamo: non chiediamo nulla se non lealtà verso gli interessi del Mezzogiorno. Poi se si vorrà riconoscere la nostra collaborazione, ne saremo lieti, se no, quello che conta è il risultato: tutelare i diritti del Sud.
Di norma, gli emendamenti sono a valanga e per questo c'è una serie di passaggi-tagliola (una mezza dozzina) per sfoltirne la quantità, facendo passare quelli che sono meglio strutturati e tocchino questioni serie. Solo i sopravvissuti a questa ferocissima selezione sono ammessi al voto finale.
La Questione Meridionale è anche, e soprattutto, nel fatto che quando si tratta di vantaggi per il Nord, anche di portata indegna, razzista, trionfi di egoismo assoluto, i parlamentari del Nord votano in blocco contro il Sud, dalla Lega al Pd. Al contrario, quelli del Sud dimenticano chi li ha eletti e obbediscono a chi li ha fatti eleggere: il partito e, quindi, votano disgiunti, con la destra contro la sinistra o viceversa. Quindi si dividono per disciplina di partito. E il Sud perde sempre.
Vi terremo informati sul percorso di questi emendamenti e su quanto il Decreto-Rilancio terrà conto dei diritti negati del Mezzogiorno e sarà coerente con le premesse del governo sulla ripartenza da Sud.
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