di Annamaria Pisapia*
Era l'8 marzo del 1973, quando la mia insegnante di lettere spiegò a tutta la classe il significato di quella data. Approntammo in fretta e furia una sorta di manifestazione coinvolgendo anche qualche altra scuola. Partecipammo tutte, piuttosto poche in verità, a quella commemorazione (non festa) vagando da un fioraio all'altro in cerca di un rametto di mimosa. Nessuno ne comprese appieno il significato, men che meno il povero fioraio, che dovette rammaricarsi di non essersi rifornito di qualche fascio di mimosa in più. Oggi, la mia mente va a quella prima commemorazione e il ricordo di quelle 123 donne perite nell'incendio scoppiato il 25 marzo del 1911 alla Triangle factory di New York mi rimanda ad altre donne: quelle che hanno cambiato la storia con il loro esempio, il loro sacrificio, il loro valore, la loro intelligenza, la loro determinazione. Ad alcune di esse come Ipazia; Trotula Ruggiero; Artemisia Gentileschi; Annella di Massimo; Ada Lovelace; Marie Curie; Maria Montessori; Mileva Maric; Rosa Parks; Rita Levi Montalcini; Madre Teresa di Calcutta; Malala Yousafzai; ... va il mio grazie. Altresì. va a quelle donne coraggiose come Laxmi, Lucia Annibali... sfregiate dall'acido, per mano di un uomo. Ma, più di ogni altra cosa, il mio pensiero non può fare a meno di andare a quelle donne, oltre 200 milioni, che in un silenzio assordante hanno affrontato e affrontano una delle più devastanti menomazioni del corpo e della mente:la mutilazione dei loro genitali; della loro femminilità. Sento per intero il loro grido di dolore, il grido soffocato di generazioni di donne, che arriva fino a noi. E non posso che augurarmi che le donne di oggi sappiano educare i loro figli al rispetto verso la donna: moglie, madre, sorella e figlia degli uomini di domani.
* Vice Presidente Nazionale Movimento 24Agosto Equità Territoriale

GRAZIE, DONNE
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