I TAGLI ALLA SANITÀ SONO TUTTI SULLA PELLE DEI CITTADINI DEL SUD

I TAGLI ALLA SANITÀ SONO TUTTI SULLA PELLE DEI CITTADINI DEL SUD

I TAGLI ALLA SANITÀ SONO TUTTI SULLA PELLE DEI CITTADINI DEL SUD

di Pietro Fucile*

L’emergenza legata alla pandemia da Covid-19 ha reso più visibile, agli occhi di tutti, le vulnerabilità del nostro Sistema Sanitario, le cui fragilità possono essere facilmente ricondotte alla inferiore spesa sanitaria nazionale rispetto agli altri Paesi europei con i quali di solito amiamo confrontarci. A voler considerare la spesa sanitaria per abitante nel Vecchio Continente, si passa dagli oltre 5.000 euro pro capite che si spendono in Lussemburgo, Svezia e Danimarca, ai circa 4.000 di Germania, Francia, Irlanda, Austria, Belgio e Regno Unito. L’Italia purtroppo viene dopo, e sopravanza con i suoi 2.500 euro solo la Spagna e i Paesi dell’Est. Conseguenza principale di questa scarsità di risorse è la significativa contrazione delle professionalità mediche e infermieristiche, che obbliga a concentrare su un numero minore di lavoratori il carico di assistenza e cure che, per via del marcato invecchiamento della popolazione, è andato sempre più aumentando e mostra di diventare del tutto insostenibile con l’emergenza che viviamo oggi.

Un report della Fondazione studi dei “Consulenti del Lavoro” pubblicato qualche giorno fa ci mostra, con i suoi dati, quanto è stata drastica la riduzione di personale in campo sanitario tra il 2008 e il 2018. Un decennio nel quale si è dovuto registrare, a livello nazionale, un calo del personale medico pari al 5% e di quello infermieristico del 3%.

Il personale sottoposto a situazioni di forte pressione è però, soprattutto quello che opera nelle regioni sottoposte ai vincoli dei piani di rientro come molte realtà del Sud nelle quali si è determinato un forte deterioramento delle condizioni di lavoro. Volendo infatti guardare l’analisi da un punto di vista territoriale ne risulta che, ad esempio, per le presenze di infermieri ogni 10mila abitanti, a fronte di 55 nel Nord est, 44 nel Nord ovest e 45 nel Centro ce ne sono solo 37 nel Sud. Con un forte divario regionale che passa dai 65 della Liguria ai 31 della Campania.

Ancora più istruttivo, e per certi versi sconcertante, è la consultazione della tabella elaborata sui dati del MEF che i “Consulenti del Lavoro” allegano al rapporto (quella riportata è una mia illustrazione). Da essa si può evincere che a pagare con la riduzione di medici e infermieri è stato solo il Sud (e un po’ anche il Centro) con il 10,6% in meno di medici e un -6,8% di infermieri, visto che nel Nord Ovest il calo è stato marginale (-0,5% e -0,7%) e nel Nord Est addirittura aumentato (1.224 unità di personale in più). Lo sconcerto è per il circolo vizioso innescato dai tagli sulla salute fatti sulla pelle dei cittadini del Sud, che spesso costretti a cercare cure e soluzioni altrove, contribuiscono ad aggravare ulteriormente le condizioni (e le casse) della Sanità del Sud …esangue!

*M24A ET - Campania

Pietro Fucile

Pietro Fucile

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