di Raffaele Vescera*
Toh, chi si rivede, il gran maestrucolo Verdini, già artefice della cosiddetta Loggia P3, pur sconfessata dal gran maestro massonico Licio Gelli, capo di quella Loggia d’affari P2 che rovine e lutti infiniti addusse all’Italia. Morto Gelli, Verdini, pur in galera, non desiste dal fare il “facilitatore di soluzioni”, come si autodefinisce colui che portò l’amico Renzi ad Arcore, a casa di Berlusconi, chissà a far che. Verdini, il commerciante di carni da macello all’ingrosso che, dopo aver fatto sfracelli condizionando per anni gli affari e la politica italiana, sotto Natale riceve, come usano i boss ancora influenti anche se detenuti, le visite in prigione di Renzi e Salvini.
Matteo Renzi, figlio dell’amico Tiziano, probabilmente gli deve molto, Verdini è un gran manovratore dei gruppi affaristici burattinai della politica italiana che, anche grazie alla conversione al liberismo selvaggio di Renzi, hanno fatto del Paese carne da macello, aggravando, sulla scia dei governi Berlusca-Bossi, la Questione meridionale. Liberismo selvaggio che Renzi, all’attacco contro il governo Conte da nemico interno, ripropone apertamente con il cosiddetto sblocco di tutti i cantieri, anche quelli improponibili dentro i quali sguazzano i gruppi finanziari del Nord. E che dire delle trivelle nel Mare Adriatico che, per fare un favore alle compagnie petrolifere, in caso di incidenti potrebbero devastare quel mare stretto e quasi chiuso come un lago che, oltre a dare immense bellezze paesaggistiche, dà da vivere a milioni di operatori e lavoratori turistici? Trivelle apertamente sostenute, anche nel paradiso naturalistico delle Isole Tremiti, dal suo sottosegretario Ivan Scalfarotto. A chi dobbiamo la cancellazione della moratoria delle trivelle petrolifere dal nuovo piano di governo?
E che dire di Salvini, il capo di quella Lega (Nord) da sempre schierata a fianco dei comitati d’affari del Nord? Quel Salvini “fidanzato”, guarda un po’ che coincidenza, con la figlia di Verdini, facendo con lui “famiglia”. Dopotutto per la Lega la famiglia va difesa strenuamente contro quei sovversivi di progressisti. Quel Salvini che applaude apertamente Renzi in Parlamento quando costui ricattando il governo Conte, minaccia la crisi di governo e nuove elezioni con il suo misero 2%, per ottenere più potere per i suoi uomini. Quel Renzi che minaccia di ritirare i suoi due ministri e 18 senatori, transfughi d’ogni genere, dal governo per imporre un piano di spesa del Recovery Fund che mira solo a creare altro debito pubblico a vantaggio dei soliti noti. Andare alle elezioni in questa tragedia pandemica sarebbe una follia, e la soluzione che prospetta il Renzino è la solita del “governo della nazione” con Draghi o meno, che comprenda tutti, Berlusconi con lega “responsabile” inclusa.
Non che questo governo, anch’esso succube dei poteri forti, possa piacere a noi meridionalisti, vista la sua renitenza a concedere al Sud quanto gli spetta del Recovery Fund, ovvero 145 miliardi, il 70% dei 209 destinati all’Italia dall’Ue. Un 70% ridotto all’osso del 34% dal governo Conte, un 34 che potrebbe diventare il solito 28 concesso al Sud. Ma pensare oggi a un governo diverso con Salvini condannato per razzismo antimeridionale, Berlusconi condannato per altre faccende, l’avventurista Renzi e altri rappresentanti de facto dei gruppi finanziari del Nord, sarebbe la fine per il nostro Sud.
Ma sappia Salvini che farà la stessa fine di quei palloni sgonfiati di Berlusconi e Renzi decaduto dal 40 al 2%. Puoi ingannare un popolo per qualche tempo, puoi ingannare qualcuno per sempre, ma non puoi ingannare tutti per sempre.
*direzione nazionale M24A-ET
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