di Raffaele Vescera
Negli anni bui per il Sud di fine Novecento, con il critico letterario della Gazzetta del Mezzogiorno, Michele Trecca, invitammo il Prof Franco Cassano a presentare il suo “Pensiero meridiano”, a Foggia e San Severo. Anni bui per il Mezzogiorno, poiché imperava ancora la narrazione di un Sud sporco, brutto e cattivo. Una narrazione colonialistica e razzista che condizionava il nostro stesso giudizio in senso negativo sulla nostra bella e amata terra. Con il suo grande senso del ragionare e della misura ci aprì gli occhi, mostrandoci un Sud tutt’altro che ripugnante, un Sud di antica e presente civiltà, aduso alla “mediazione”, laddove nel pensiero di Cassano il Nord era “la regola”. Una mediazione necessaria al buon vivere, se è vero che in medio stat virtus. Fatte salve le leggi e le buone regole, che vanno sì rispettate, esse vanno altresì giudicate dal nostro senso etico. Per i nazisti era anche una “regola” fatta legge, massacrare gli innocenti, come per gli americani era una regola discriminare i neri. Noi “mediatori” non l’avremmo rispettate quelle “regole”, giudicandole odiose. Non so quanto meritiamo l’appellativo di “brava gente”, ma qualcosa di vero ci dev’essere se ce l’hanno affibbiato.
A fine presentazione del libro, lo riaccompagnai in macchina nella sua Bari. Parlando, gli rivelai la mia “autorazzista” opinione sul nostro Sud. Lui, con affabile bonomia, mi disse che il Sud era fatto a “zone”, non era tutto uguale, ve ne erano sì di cattive ma anche molte eccellenti, elencandone qualcuna. Gli devo la primogenitura della mia acquisita visione meridionalista, in seguito perfezionata dalla lettura dei nostri molti maestri. Grazie Franco.
Raffaele Vescera
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