IL SUD HA SETE MA GLI INVESTIMENTI FINISCONO AL NORD

IL SUD HA SETE MA GLI INVESTIMENTI FINISCONO AL NORD

IL SUD HA SETE MA GLI INVESTIMENTI FINISCONO AL NORD

di Rossella Solombrino*

Sono trent'anni che si parla di riassetto del servizio idrico al Sud , trent'anni che avrebbero potuto portare ad una risoluzione del problema e che invece hanno inasprito maggiormente il divario territoriale su un tema di vitale importanza quale il rischio di crisi idrica del sud Italia.

Ma a cosa stiamo andando incontro?

🔺DESERTIFICAZIONE e SICCITA': un processo confermato da tempo dagli scienziati secondo cui nella penisola è in atto da tempo e coinvolge circa il 20% del territorio nazionale con un picco del 70% per quanto riguarda la Sicilia.

Qual è la situazione?

▪️PERDITE/ SPRECHI RETI IDRICHE : secondo i dati Istat ogni anno le perdite delle reti idriche nazionali portano a uno spreco di 4,5 miliardi di metri cubi di acqua potabile (la sola Sicilia disperde il 50,5% dell’acqua immessa in rete)
▪️Carenza di depuratori, inefficienza dei sistemi fognari, difficoltà nello smaltimento dei fanghi e inadeguatezza delle dighe, sono le problematiche più frequenti cui si assiste nella maggior parte delle regioni del Mezzogiorno.

Secondo l’Istat il servizio pubblico di fognatura comunale è completamente assente in 40 comuni del Sud, dove vivono 394mila persone. Per quanto riguarda invece il servizio di depurazione, lo stesso è assente in 339 comuni italiani, il 66,4% dei quali localizzato proprio nel Mezzogiorno e in particolare in Sicilia e in Calabria

E se parliamo di cause?

Molto semplice, come confermato dal professore Mario Rosario Mazzola, docente di costruzioni idrauliche dell’Università di Palermo, abbiamo dighe del dopoguerra da ammodernare e mancanza di investimenti nel mezzogiorno.
Al danno si aggiunge la beffa: le carenze del settore idrico sono anche causa delle procedure di infrazione comunitaria: l’ 85% di queste riguarda le regioni meridionali.

Quindi il sud paga anche per non essere oggetto dell'attenzione dei governi nazionali, inasprendo economicamente la situazione.

Eppure sono passati trent'anni dalla legge Galli, quella che confermava la necessità di una gestione pubblica dell'acqua di più ampia dimensione (almeno provinciale), legge rimasta volutamente inascoltata, e la motivazione è molto semplice :

In questo modo ci si può come sempre nascondere dietro alle capacità dei comuni per disoccuparsi del problema ed evitare di andare al punto fondamentale, quello che accomuna tutte le problematiche del sud:

quando si è investito al sud in termini di infrastrutture idriche? Quanto al nord?

Lo spiega in modo chiaro e semplice l'unica base accreditata in Italia i termini analisi di spesa e investimenti territoriali

“considerando la distribuzione della spesa nazionale destinata al settore idrico tra le varie regioni il Piemonte la regione che mostra la percentuale più elevata nella ripartizione della spesa su scala territoriale. Notevoli incrementi si sono registrati in Liguria, Veneto e Lazio in 10 anni ; di contro nelle più popolose regioni meridionali e insulari è calato il peso relativo sul totale”

Dal Lazio in su si investe fino a 60-65 euro pro capite; al Sud si arriva ad un minimo di 26. La media nazionale è di 44 euro pro capite, ben lontana comunque da quella europea, che si attesta a 90 euro, trainata dalle virtuose Danimarca e Germania.

Le società che investono di più sono quelle più grandi, che operano con economie di scala su un territorio più ampio - almeno provinciale -, che si sono aggregate oche comunque hanno saputo adottare un modello di gestione industriale. E queste si trovano appunto prevalentemente nel Centro e nel Nord del paese.

Ora che abbiamo definito il contesto, il Governo dei "migliori" , attraverso la più grande opportunità di ridurre il fenomeno del water divide, in che modo sta cercando di risolvere il problema? Continuando ad amplificare il divario!

2,8 miliardi saranno destinati alle infrastrutture idriche, e di questi 501 milioni di euro a opere che ricadono al Sud. In questo contesto tragico, tutto questo si aggiunge al sistema penalizzante dei bandi, che in un contesto di arretratezza dettato da operatori frammentati e investimenti inferiori nelle regioni del mezzogiorno, rappresenta volontà da parte del governo e dei partiti nazionali di escludere il mezzogiorno da uno sviluppo necessario a danno dell'intero paese.

*Direttivo Nazionale M24A ET

Antonio Picariello

Antonio Picariello

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