di Enzo Lionetti*
Solo la riduzione delle disuguaglianze può far ripartire l'Europa e l'Italia. La miopia degli industriali del Nord e la vecchia politica di Germania e Olanda. Il M24A Equità Territoriale vuole nuove politiche sociali per il futuro. La ripartenza in Italia e in Europa sarà durissima. Gli industriali italiani del Nord stanno scalpitando per far riaprire le fabbriche, per non perdere colpi sul mercato, prevedendo che ci sono centinaia di concorrenti pronti a fregarsi i clienti tedeschi. I tedeschi, insieme agli olandesi, propongono di utilizzare dei miseri strumenti di natura finanziaria come la BEI, il MES o il programma SURE sulla disoccupazione, per far fronte alla crisi sanitaria ed alla crisi economica.Ognuno sta cercando di proteggere le proprie posizioni. Egoismo e poca lungimiranza sono le parole chiave con cui leggere queste azioni difensive da parte degli industriali del Nord e dei tedeschi/olandesi.
Il mondo intero sta attraversando una crisi sanitaria ed a brevissimo economica di proporzioni enormi. L'esperienza della Cina dimostra come dopo pochi mesi di lotta al coronavirus si stenta a riprendere il percorso sociale ed economico lì dove si era interrotto bruscamente per questo evento improvviso e catastrofico, un vero e proprio tsunami di proporzioni bibliche. Il motore USA si è fermato, la Cina viaggia a velocità ridottissima. Goldman Sachs in una sua analisi stima per la Cina una contrazione del 42% del Pil reale nel primo trimestre. Per gli Stati Uniti, la previsione di Goldman Sachs è un calo del 24% del Pil nel secondo trimestre. Il più grande calo registrato dal dopoguerra ad oggi.
Dal 1945 ad oggi non si era mai registrata una situazione del genere, eppure ne abbiamo viste di tutte i colori, dalla crisi petrolifera dei primi anni '70, la crisi del Golfo, la guerra israeliana/palestinese, la crisi finanziaria del 2008 e il crollo delle Torri Gemelle, per arrivare ai tempi nostri alla politica sovranista di Trump con dazi doganali e chiusure di importazioni. E' una fase eccezionale che deve essere gestita con strumenti eccezionali.
Ecco perché gli industriali del Nord hanno solo egoismo e poca lungimiranza, perché stanno pensando unicamente al loro piccolo tornaconto, a salvaguardare il loro orticello fatto di commesse e di profitti. Hanno ritardato appositamente la messa in quarantena delle province lombarde determinando l'esplosione del contagio in quella parte d'Italia, a cui va un grande saluto per la gravissima situazione che sta attraversando. Ma adesso gli industriali del Nord, lombardi veneti e piemontesi, devono stare tranquilli, non possono porsi come stakeholders e portatori d'interesse nei confronti di un'intera nazione, ci sono in gioco milioni di vite umane a cui il loro seppur ragguardevole interesse economico non può minimamente paragonarsi.
Se perderanno commesse, pazienza, probabilmente il loro mercato non era così saldo e posizionato come vogliono far credere, per cui vi può essere un brusco calo di fatturato dovuto a perdita di clientela.
Clientela che, tra l'altro, in Germania sta facendo il diavolo a quattro per convincere il Governo tedesco ad adottare misure straordinarie di contenimento, come dimostra Volkswagen che decide di fermare gli stabilimenti per limitare la diffusione del coronavirus, con l'annuncio arrivato direttamente dall'amministratore delegato del gruppo Herbert Diess, che ha spiegato che l'azienda chiuderà la maggior parte delle sue fabbriche europee per "due o tre settimane", aggiungendo che verrà fatta ogni cosa possibile per ridurre l'impatto del virus. Dopo che si è fermata anche FCA, PSA, Renault e Airbus.
Il mondo si è fermato. Il mondo deve ripensare al suo modello di azione in questo momento straordinario ed eccezionale.
Il governo tedesco ed il suo portavoce, ovvero il governo olandese, pensano di affrontare questa crisi con gli strumenti esistenti, per lanciare alcune iniziative che possono arrivare, più o meno, a 500 miliardi di euro, con la BEI, MES e SURE.
Al di là della condizionalità del MES, che significa sottoporre ad un controllo ferreo e rigido da parte della Troika il bilancio statale italiano con tagli indiscriminati a pensioni, sanità, trasporti, oltre che privatizzazioni selvagge, lo strumento non può rispondere ad una crisi di enormi dimensioni.
Il premier italiano Giuseppe Conte stima che in Europa sono da prevedersi almeno 1.500 miliardi di euro di spese per far fronte alla catastrofe del coronavirus. Forse non sono sufficienti neanche quelli, se consideriamo che gli USA hanno varato un piano di 2.200 miliardi di dollari per sostenere l'economia.
Queste dimensioni che appaiono enormi, non rappresentano altro che le necessità di far fronte alla crisi economica che stanno attraversando miliardi di persone e milioni di imprese di tutti i settori produttivi.
Occorre pertanto un ripensamento ampio innanzitutto degli strumenti finanziari con cui si deve far fronte ad un'emergenza colossale che vede l'intera Umanità coinvolta, senza una guerra tra due o tre superpotenze, tra due blocchi contrapposti, ma contro un nemico comune, che mina la prosecuzione delle attività sociali, culturali ed economiche in maniera subdola ma con una potenza micidiale.
Gli strumenti finanziari nuovi devono per tal motivo essere un patrimonio di tutta l'Europa, di un intero continente, non più diviso tra Stati e frontiere, ma coeso ed unito per disegnare un nuovo scenario economico e sociale futuro, per affrontare l'emergenza oggi, nel brevissimo periodo, ma per pianificare una ripresa nel medio e lungo periodo con basi di solidarietà ed Equità.
Come l'Italia non può permettersi più un divario così grande, disgustoso, riprovevole tra Nord e Sud, così l'Europa non può dividersi tra strenui difensori dello status quo. Occorre un grande balzo in avanti per pianificare acutamente una nuova Europa, senza steccati e senza dirigismi finanziari, come è necessario far fronte alla più grande emergenza sociale ed economica che è rappresentata dallo stato di depressione economica del Sud Italia, cogliendo il dato che proprio dalla riduzione delle diseguaglianze può venire fuori il vero motore della ripresa e dello sviluppo sociale ed economico dell'intera Europa e dell'intera Italia.
Se così non fosse, ogni Stato dovrebbe far da sè, con il Sud in pole position per una sua volontà di ripresa autonoma da ogni forma di imposizione e diktat, men che mai dei famigerati industriali del Nord.
*del direttivo nazionale M24A-ET
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