Un paradosso: chi soffre perché ha tanto e chi perché ha poco
Di Massimo Mastruzzo
Fabrizio Barca, statistico ed economista, Presidente del Comitato per le politiche territoriali dell'OCSE dal 1999 al 2006, Ministro per la coesione territoriale dal 16 novembre 2011 al 28 aprile 2013.
Oggi coordinatore del Forum Disuguaglianze e Diversità, dichiara:
«non ci può essere ecologia senza giustizia sociale, serve un modello politico e culturale che accompagni una rivoluzione non solo
economica ».
Ma chi è che soffre per questa ingiusta ecologia data soprattutto dall’ingiustizia sociale.
Quale modello di sviluppo nazionale ha portato ad avere oggi condizioni di disomogeneità territoriali tali che in alcuni territori si soffre, e si muore, per un eccesso, delle volte ingiustificato (vedi BREBEMI) di infrastrutture, ed in altri si soffre e si emigra per condizioni contrarie e dove spesso si subiscono gli eccessi degli altri territori ( vedi dossier le rotte della terre dei fuochi di Legambiente).
Quanto potrà durare un modello di sviluppo nazionale che oggi vede la Lombardia con 10 milioni di abitanti e con Milano che entro 2030 rischia di essere tra le città più inquinate d'Europa
e al contempo la Calabria a rischio desertificazione umana è industriale.
Appare incredibile come la morale nazionale abbia voluto sottolineare come questa appartenga esclusivamente ad alcuni territori quando sarebbe stato opportuno alzare lo sguardo oltre il pregiudizio nazionale che vuole geolocalizzare i mali solo in alcune aree del paese, sicuramente presenti, ma nascondere sotto il tappeto dell’ipocrisia i propri.
È notizia di queste ore che nella pianura veronese sono stati scoperti rifiuti pericolosi interrati sotto le coltivazioni di frutta, ortaggi e cereali. Una vera e propria discarica abusiva di rifiuti speciali, oltre cinquemila metri quadrati di terreno, ora sotto sequestro. Quello che ha scoperto la Polizia Provinciale, Vigili del fuoco e la Polizia locale di Zevio, fa davvero rabbrividire: decine e decine di metri cubi di spazzatura tra teli di nylon usati per le coltivazioni, tubi di plastica, fitofarmaci, rottami metallici, olii esausti, lastre in cemento, elettrodomestici e tanto altro.
Il tutto interrato da un metro, fino a cinque-sei. L’indagine era partita a ottobre 2018 dal sostituto procuratore di Verona Paolo Sachar ed è ancora in fase di accertamenti per individuare responsabilità e colpevoli. Damiano Cappellari, vicecomandante polizia Provinciale Verona, ha dichiarato “Escavazioni di questa portata sono ben visibili, invito tutti a stare attenti, ad aprire gli occhi, qualcuno dovrebbe vedere, non sono fatte all’interno di un capannone ma bensì in aperta campagna”.
Non ne avete sentito parlare su tutti i TG nazionali ?
Nemmeno dei di quel disastro ambientale diventato emergenza medica che porta il nome di inquinamento da Pfas ?
No? È questo il paradossale pregiudizio nazionale che vuole solo la Terra dei Fuochi in Campania come una realtà brutta e cattiva, è questo il male della morale italiana che permette di morire consapevolmente in alcune areee e con il sorriso in altre
Se il Dossier Mal’Aria di città di Legambiente dovesse essere letto con coscienza nazionale si dovrebbe naturalmente giungere alla conclusione che la svolta culturale del paese deve partire dall’applicazione di quell’Equità Territoriale che è parte integrante della Costituzione
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