di Liliana Isabella Stea*
Oggi abbiamo letto che ad un omicida, o meglio femminicida, dopo un anno di processo, è stata restituita la libertà perché 'in preda a delirio di gelosia', ma leggendo la sentenza si scopre che quest'uomo, della ragguardevole età di 80 anni, in piena notte, si è alzato, ha preso un bastone, ha colpito alla testa la moglie che dormiva e poi con un coltello le ha tagliato la gola! Ma come si fa a parlare di 'delirio' e trascurare tutta la lucidità necessaria per compiere queste azioni, che sono evidentemente premeditate e organizzate? non sono né giudice né avvocato, ma di fronte alle tante scusanti addotte ogni volta che un uomo uccide la donna che gli vive accanto, non posso non notare che viviamo immersi in una società retriva fondata sulla violenza innanzitutto ideologica, che logicamente si traduce in gesti violenti. Adesso tanti invocheranno leggi più severe, punizioni esemplari ecc. che non risolvono niente, perché la semplice repressione non serve mai a niente, il problema permane. Perché non partiamo dai "fondamentali" che mandano un messaggio più concreto e profondo a tutti, maschi e femmine, una legge che equipari i compensi lavorativi di uomini e donne a parità di mansione e di qualifica? Questa modifica concreta del modo di trattare le donne darebbe un messaggio chiaro e forte; direbbe in modo CONCRETO, non a chiacchiere, che UOMINI E DONNE SONO UGUALI, nei fatti, nella valutazione del loro lavoro, e tu uomo ne devi rispettare dignità e diritti. Finché questa disuguaglianza permane, il messaggio alla società è che Le donne sono inferiori agli uomini, di conseguenza questi ultimi le possono umiliare fine a dove ritengono opportuno, anche con l'assoluzione del loro assassino. Passano i decenni, ma nulla cambia in senso positivo per le donne, anzi peggiora, ed è ancora tristemente vero che per questa nostra società "La donna non è gente" (Armanda Guiducci).
*Commissione Equità di genere. M24A-ET
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