LA QUESTIONE MERIDIONALE È ACCETTARE DI ESSERE MERIDIONALE DI QUALCUNO. MARA CARFAGNA, PER DIRE...
Di Pino Aprile
Le campane del Mezzogiorno rintoccano a morto e la becchina, purtroppo ministra contro il Sud, Mara Carfagna da Arcore, catapultata dove poteva fare maggior danno, gioisce perché ha fatto un dispetto a Vincenzo De Luca, con cui si becca a battutine da cortile sui social. Il livello è al disotto di ogni immaginazione. Con questi rappresentanti il Sud non ha speranza, tocca farsi forza per non lasciar perdere, e dirsi che, tanto, è tutto inutile.
Maria Rosaria detta Mara, ha prima buttato fumo negli occhi, sparando cifre “per il Sud” che esistono solo nelle sue fabbriche di chiacchiere dai nomi altisonanti (pensate a “Stati generali del Sud”); poi, sempre più indispettita dal motivato dissenso del Sud, specie dei suoi rappresentanti più liberi e competenti, ha reagito da ragazzina capricciosa, escludendoli dalle sue orge di parole sul tema (mentre, lei complice, il governo del Nord, con infami trucchi, da tutti condannati, tranne che da lei, depreda le risorse destinate al Mezzogiorno). Manco all'asilo infantile, questi comportamenti, o in liti da comari con la portiera.
In teoria, l'indispettita e berlusconianamente ministrata starebbe lì a (non) rappresentare il Sud, i suoi diritti negati, a far qualcosa per ridurre i divari costruiti in 160 di razzismo governativo anti-meridionale; ad ascoltare le segnalazioni dal territorio e dalle popolazioni offese; magari far blocco con i presidenti delle Regioni del Sud, i sindaci delle città piccole e grandi; trovare una intesa con i dirigenti politici del Mezzogiorno, senza badare ai partiti cui aderiscono, per avere una forza d'urto maggiore possibile nelle trattative all'interno del governo del Nord e del parlamento, a tutela dei legittimi e trascurati interessi del Sud.
Invece? Il contrario: centri di ricerca sulla Questione meridionale, universalmente riconosciuti da decenni, per valore e indipendenza, docenti che sono riferimenti per tutti, vengono clamorosamente ignorati, perché non disponibili, si presume, a dare copertura autorevole alle chiacchiere ministeriali (sono persone serie. La ministra è abituata ad altro?). E si spaccia per “nuovo meridionalismo” il colonialismo di sempre, con disponibili giornalisti e pensatori (smettete di ridere) “del Sud” che, su giornali del Nord o “del Sud”, ma appartenenti a poteri Nord-centrici, degradano a “sudismi”, “lamentele” le segnalazioni e le proteste per la sottrazione di risorse al Sud, i diritti calpestati, da parte di “piagnoni” (sapete quei mariti che picchiano la moglie, perché “piange sempre” e non prendono in considerazione che lei smetterebbe di piangere, se loro smettessero di picchiarla?).
Così, malconsigliata, forse, da qualche consulente (meridionale, ovvio! Erano indiani gli scout che guidavano le “giacche blu” agli accampamenti indiani da radere al suolo) “ben inserito” e che pare essere stato non scelto, ma affiancatole (legittimo il sospetto) quale garante e controllore di interessi padani, la ministra affida il dossier per l'ennesima fabbrica di chiacchiere, a Sorrento, al Forum Ambrosetti, di radice rigorosamente lombarda (quindi eccellente, garantisce l'accento) mentre la Svimez, sede a Roma, è considerata del Sud (quindi scadente, no? Pure Mara Carfagna è del Sud, ma forse dobbiamo ritenerla smeridionalizzata ad Arcore).
Peccato che la Questione meridionale sia da sempre l'unico argomento cui la Svimez dedica le sue ricerche, mentre House Ambrosetti se la cava riciclando, in pomposo linguaggio “andandòvici” (direbbero a Roma), temi, “scoperte” e suggerimenti di cui chi si occupa di meridionalismo discute da decenni, in termini a tutti comprensibili. Però, House Ambrosetti è un centro privato “tra i più indipendenti al mondo e tra i migliori d'Europa”. Azz, mica pizza e fichi! E chi lo dice? House Ambrosetti. Ah, beh, non c'è ragione di dubitarne. Ma se, in teoria, non lo fosse, dirlo conviene sempre: qualcuno che ci crede si trova sempre, pure se non si trova miracolata al governo. Quindi abbiamo scoperto perché non è stata invitata la Svimez? Boh, ma avesse messo su biglietto da visita e sito: “Il più stimato, più antico e credibile istituto di ricerca sui temi del meridionalismo ancora in attività”. Al mondo? Di più: nella galassia (ed è vero!). Con una presentazione di profilo “ritoccato” così, magari sarebbero stati presi in considerazione da sua eccellenza eccellentissima Maria Rosaria Carfagna, di cui è nota (è nota?) la “visione meridionalista concreta, fattiva, operosa, orgogliosa, ben distante dal meridionalismo disfattista e rivendicativo”. Azz, mica pizza e fichi! E chi lo dice? Gelmini, Brunetta, Zaia, Salvini, qualche intellettuale o giornalista carfagnato sulla via di Sorrento, House Ambrosetti? No, lo dice Mara Carfagna medesima. Ah, beh, allora...
Insomma, dalla sbrodolata di chiacchiere di Sorrento, se si parla di Mezzogiorno, l'unico a essere tenuto fuori dalla porta è il Mezzogiorno, i suoi studiosi, i suoi rappresentanti istituzionali, i politici e gli intellettuali non carfagnan-padanizzati (e ce ne vuole di pelo sullo stomaco, per esserlo: Mara Carfagna è da sempre in buoni rapporti con la Lega Nord; silenziosa, mentre i suoi capi chiamavano i terroni “porci”, “topi da derattizzare”, augurandone lo sterminio per via vesuviana, etnea, sismica; né ebbe da nulla da ridire (infatti, tacque) quando, come adesso, era nel governo berlusconiano, con Maria Stella Gelmini che, da ministra dell'Istruzione, cancellava gli scrittori meridionali, pur se premi Nobel, dai programmi di Letteratura dei licei o faceva proposte razziste come l'istituzione di corsi di riqualificazione per i soli docenti terroni: sono del Sud sono scarsi, no? Carfagna tacque e chi tace acconsente).
Fuori dal chiacchierificio a perdere di Sorrento, i presidenti delle Regioni del Sud (così imparano a non carfagnarsi), a partire da Vincenzo De Luca, della Campania, pur se, per galateo istituzionale, il padrone di casa andrebbe invitato, ma per farsi dire sì, non in modo e in un contesto tale da farsi dire un no scontato; e fuori i maggiori rappresentanti del Mezzogiorno, buoni o no che siano. Mara Carfagna se la intende benissimo, invece, con ministri e presidenti del Nord anti-meridionali di fatto, come Luca Zaia, per l'Autonomia differenziata, per esempio, o con Renato Brunetta, che chiamò “cancro” i cittadini campani fra Napoli e Caserta (Mara Carfagna è campana pure lei, ma di un'altra zona, quindi non si sarà sentita chiamata in causa).
Vabbè, dai, lasciamo perdere, che è tempo perso.
Ma, per capirci meglio, immaginate un'orgia parolaia alla sorrentina, però a Vicenza o Vigevano, per parlare del futuro del Nord, organizzata dalla “leghista di Forza Italia” Gelmini; immaginate se non avesse invitato i presidenti delle Regioni del Nord, ma fatto il pieno di politici meridionali noti per espressioni offensive contro i settentrionali. Se la sarebbero mangiata viva o no Maria Stella Gelmini, voi che dite? E se la sventurata avesse chiesto alla Svimez di fare il dossier sul Nord e non al Forum Ambrosetti che “semo li mejo al monno”? E se...
Continuate da soli? È chiara ora la differenza? La sudditanza della ministra per il Sud, l'abitudine del Sud a essere insultato dai suoi rappresentanti, dei presidenti di Regione a essere tenuti fuori da quello che riguarda il Sud e a non contare niente e dei meridionali a non reagire? Immaginate cosa avrebbero fatto i cittadini e i giornali del Nord se la Germini si fosse macchiata di una carfagnata come quella sorrentina.
Ecco, questa è la Questione meridionale: la colonizzazione delle teste, accettare il ruolo gregario e, per interesse personale o ignoranza, o per entrambe le cose, costruirlo per sé e per gli altri.
2 Comments
Silvana
Bisogna fare capire alla gente che il comportamento di alcuni avversari del Sud è puro razzismo, che purtroppo è stato normalizzato nel corso dei secoli. No alla normalizzazione del razzismo.
Massimo Mastruzzo
Grazie Silvana, purtroppo il pregiudizio nazionale verso il Sud Italia è stato costruito con una comunicazione monotematica sui media nazionali.