di Liliana Stea
Quando l’invasore, che ti ha messo la ‘mordacchia’, ha cancellato la tua storia e la tua grandezza millenaria, ti ordina di fare un portone per l’Università, tu artigiano colto e di raffinato ingegno, non dimentico della tua perduta Patria, e sempre, ma in segreto ormai, a lei fedele, cosa fai?
Ti sei reso conto che costoro sono molto boriosi e supponenti nonché profondamente ignoranti, come al loro Governo piaceva che fossero, e allora ne approfitti per parlare a chi sa ancora leggere nei simboli e nei segni la sua Storia, ma anche per tramandarla ai posteri perché siano orgogliosi e non ‘vergognosi’, di sé e dei propri avi.
Se dopo 120 anni (quel portone fu fatto 40 anni dopo l’annessione, in piena carneficina di ‘meridionali’) un giovane del terzo millennio ha potuto e saputo leggere quanto è scritto per via di simboli in quel portone, allora la memoria antica si sta risvegliando (o si è? Non vorrei troppo esultare) portando con sé l’orgoglio di quella identità tuttora svilita. È forse vicino il riscatto?
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