di Giovanni Palmulli*
Sicuramente non vi sarà sfuggito il titolo di “Libero” di oggi: “Abbiamo liberato un’islamica” (ovvero, che abbiamo fatto, dovevamo lasciarla lì!) e quello de “Il Giornale”: Islamica e felice, schiaffo all’italia!”
Sono i titoli più appariscenti dell’edicola di stamattina, ed è naturale che sia così visto che i loro direttori, Feltri e Sallusti, sono le punte di lancia della bieca ideologia leghista cui i loro giornali si ispirano.
I due suprematisti “padani” si scagliano in un assalto frontale contro Silvia Romano e sui suoi liberatori, colpevole la prima di essere stata ingrata verso l’Italia che l’ha liberata, avendo lei accettato di buon grado la conversione all’Islam, religione che le masse che affollano Pontida o che comunque ne appoggiano l’ideologia (se così può chiamarsi), considerano nemica giurata dell’Italia e del civile Occidente! Quanto ai secondi, i governanti giallo-rossi che l’hanno liberata a suon di quattrini, sono colpevoli di non averla lasciata in Somalia una volta venuti a conoscenza della sua conversione.
Che l’ideologia leghista fosse quella di un ritorno alle radici barbariche della loro cultura è cosa arcinota. Che questa ideologia venga affiancata da una rivendicazione di primogenitura nella linea di filiazione italiana, “Prima il Nord”, è altrettanto risaputo. Alla Lega non sarà stato necessario sforzarsi troppo nella elaborazione di questa ideologia. Sarà bastato recarsi in una osteria, un bar, una bettola di una qualunque periferia milanese o di un ridente paesino veneto e ascoltare, tra un bicier di vin e un grapin, i discorsi degli avventori, e l’ideologia eccola bella e pronta. E si sa quali sono gli articoli fondanti della loro ideologia:
Art. 1 - Noi siamo i migliori. La nostra gente, la nostra valle, le nostre vacche, i nostri prodotti sono il meglio che ci sia al mondo.
Art. 2 - Quelli della valle accanto sono meno di noi e a stento li soportemo.
Art. 3 – Dagli ai terun! Ci servono perché sono manodopera già formata a costo zero e ci portano tanti skei, ma un terun resta un terun!
Art. 4 - E figuriamoci quella gente lì, gli african e per giunta musulman! Quelli lì… taglian le man, non bevon vin e manco il grapin, ecc. ecc. Che vadan fuori dall’italia, lontano da noi se no ci infettan. Fuori, fuori, raus!
Insomma, secondo la buona tradizione piemuntese e savoiarda che ha fatto questa italia, pace e dialogo sono concetti del tutto sconosciuti a questa gente. I leghisti sono quel che sono ed esistono perché sono bravi a scatenare odio e guerre. Perché se no?
Al leghista medio poco importa se questa povera ragazza, partita per andare a fare del volontariato e non per sollazzarsi su un lettino o su una spiaggia di un resort come tanti altri che pontificano sulla questione, debba essere ora attaccata, quasi sia colpa sua se l'hanno rapita. Poco importa il perché debba giustificare o meno il motivo della sua conversione. O se si sia sposata, se sia incinta o se abbia preso il sole e il perché del suo abbigliamento. Poco importa il fatto che se parlano così si mettono sullo stesso piano di quelli che giustificano lo stupro solo perché una donna indossa una minigonna.
A loro importa dare addosso allo straniero, specie se questo è un terun, un negher e ancor più se è un musulman, uno di quelli che si inginocchiano in mezzo la strada per pregare il loro dio a dar fastidio a noialtri gente per ben che lavura come un mul e non ha tempo di dar retta a ste menate!
Ma a pensarci bene chi sono poi i leghisti? Da dove vengono, e dove vanno?
Essi sono quelli che, nel tragico confronto tra la modernità, incarnata nell’ideologia borghese, e lo spirito della Tradizione, hanno scelto la “modernità”. Naturalmente una modernità intesa come valori di borsa e i processi di razionalizzazione e scristianizzazione (rosari a parte!).
Cogliere le contraddizioni, i limiti e le menzogne della modernità e della sua ideologia non è cosa che potete chiedere al leghista. Quando il Piemonte ci conquistò, ci succhiò il sangue e l’anima definendoci “beduini affricani” nessuno protestò, nessuno pianse. Bisognava eliminare un Regno anomalo, ad ogni costo. L´Occidente del liberismo totalitario, è basato sull’assunto che tutti gli uomini, volenti o nolenti, debbano armonizzarsi in un unico modello universale, il globalismo liberista, lo stile di vita americano esteso al mondo intero.
Il problema è che questo «modello universale» non è accettato supinamente da tutti. Noi “meridionali”, con i nostri atteggiamenti “immaturi” (suonare il mandolino sul lungomare), sia come individui che come comunità, noi con la nostra mediterranea tradizione di accoglienza ed integrazione, noi che abbiamo innalzato cattedrali simili a moschee (ad Amalfi ne sanno qualcosa), noi che abbiamo avuto re come Federico II, più arabo che tedesco o forse semplicemente siciliano, che volle e seppe armonizzare le varie fedi che popolavano il Regno secondo un modello mandato poi a gambe all’aria da dinastie venute dal Nord. E il mondo islamico, con la sua religione che, piaccia o no, è “resistente e resiliente” ad ogni omologazione, siamo i nemici giurati di questo modello.
Ecco perché oggi, Feltri e Sallusti, portavoce della globalizzazione più perfida perché fintamente ammantata di sovranismo, si mobilitano e chiamano all’indignazione pubblica contro l´Islam, rappresentato oggi da una semplice ragazza per giunta milanese come Silvia Romano, ed ha chiamato fino a ieri all’indignazione contro il meridionale inferiore, sporco, sfaticato e ladrone.
Ecco perché Feltri e Sallusti, ma non solo, un po’ tutti gli editorialisti, hanno sempre “casualmente” attaccato tanto l’Islam e i musulmani quanto il Sud e i meridionali, con lo stesso livore, la stessa sfacciataggine, lo stesso odio.
Accusano i musulmani di voler piegare il mondo alla loro religione mentre in realtà è l’Islam che si difende da chi invece aggredisce senza motivo, invade, bombarda e distrugge fingendo di operare in nome della democrazia, in realtà in nome della omologazione mondiale. E accusano i meridionali di essere geneticamente delinquenti, indolenti, selvaggi, in una parola “inferiori”, nel timore di un loro riscatto sociale, politico ed identitario e di dover avere a che fare di nuovo con loro come entità politica ben definita.
Noi dobbiamo sentirci orgogliosi della nostra identità riscoperta, una identità erede della tradizione magnogreca e romana, della civiltà araba e di quella tedesca imperiale, di quella spagnola e, perché no, di quella borbonica che così bene ci seppe amministrare.
Feltri e Sallusti sentiranno ancora parlare di noi, potete giurarci!
*referente M24A-ET, Foggia
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