di Gennaro Avano*
I luoghi comuni, le collocazioni arbitrarie, il pregiudizio sono notoriamente le categorie che connotano il cosiddetto “uomo medio”. Sorprende, per converso, quando fonti di opinione come - nel nostro caso - la Televisione di Stato, si adeguino al luogo comune e al pregiudizio sostenendo, con l’autorevolezza della fonte ufficiale, notizie che si rivelano poi false e, soprattutto, pregiudiziali. Si è verificato così che le “folle di meridionali indisciplinati” rilevate da zelanti cronisti del servizio pubblico erano necessariamente quasi invenzioni, se è vero che l’alta trasmissibilità del Virus, che avrebbe dovuto generare una catastrofe di cui è ancora preda il Nord, è stata invece contenuta, a questo punto, grazie a un corretto comportamento dei meridionali.
Per il medesimo motivo è avvenuto anche che quelli che avrebbero dovuto salvare il paese, lungamente elogiati dalla medesima Informazione Pubblica, si siano rivelati un cosiddetto “pacco”. Sicché non solo non hanno salvato gli altri, ma neppure loro stessi. Anche qui però è emerso che il Servizio Pubblico si è avvalso, per informare circa quella efficienza rivelatasi infondata, di “chiacchiere”, di voci di popolo...non di certezza scientifica.
Per coronare dunque questo “infallibile” metodo del “voce di popolo, voce di Dio” ancora la Televisione Pubblica si è sperticata, proprio ieri, in un elogio immenso del, sia chiaro, lodevole ospedale di Brescia che, tardivamente, accoglie una sperimentazione ampiamente avviata a Napoli e che già da settimane dà ottimi risultati, attribuendogliene il merito e sminuendo quello di Napoli e del Cotugno.
Non si vuole qui togliere meriti anche al buon “Spedale” di Brescia il quale lavorerà senz’altro bene. Si sottolinea invece come il Servizio Pubblico che è appunto nazionale, ometta, o consenta di omettere, l’informazione nella sua interezza. Valorizzando e marginalizzando a piacimento, perdendo così sia la credibilità che l’imparzialità; due requisiti imprescindibili in un servizio che è nazionale e pagato da tutti.
Se questa marginalizzazione del grande lavoro svolto dal Cotugno di Napoli, riconosciuto all’estero e non in Italia, si somma poi ad un’altra notizia di ieri, in cui sono state tirate in ballo le città del sud come quintessenza del male, per rappresentare però crimini commessi non al sud, si delinea un fatto chiaro: o l’informazione della televisione pubblica, pagata da settentrionali e da meridionali, coltiva soltanto pregiudizi, rafforzando dannosi luoghi comuni, o propende per una parte di paese e ne scredita intenzionalmente un’altra.
In entrambe i casi ciò che si delinea chiaramente è che codesto Servizio Pubblico non fa bene il proprio mestiere per cui bisognerebbe ridiscutere l’obbligatorietà del canone RAI.
*circolo Marche M24A-ET
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