di Raffaele Vescera*
Gli “Stati generali del Mezzogiorno” convocati dalla ministra per il Sud, Mara Carfagna, conclusi stamattina, sono stati marchiati a fuoco dall’intervento del Maestro Riccardo Muti: “Non siano parole al vento, diventino realtà”.
Dopo le tiepide parole dei presidenti delle Regioni meridionali di ieri, a parte Vincenzo De Luca che al sistema nazionale antimeridionale gliele ha cantate a dovere, cui sono seguite quelle di fuoco dei sindaci del Sud, oggi tante parole, anche giuste, sono state spese dagli interventi dei rappresentanti istituzionali. All’ottimo intervento dell’ex ministro per la coesione Fabrizio Barca, cui riconosciamo grandi qualità, e quello piatto di De Vincenti, cui non riconosciamo un sentimento meridionalista, è seguito quello di circostanza del precedente ministro per il Sud Provenzano. Parole giuste, ma a rischio d’inganno, vedremo poi il perché.
Più di tutto sono risuonate le parole della Carfagna, inaspettate dopo il suo richiamo pregiudiziale di qualche giorno fa alle cosiddette “lamentazioni del Sud”. La ministra ha detto di aver ascoltato proposte concrete da parte dei rappresentanti del Sud, governatori e sindaci, senza lamentazioni, ha rigettato lo storico pregiudizio di un Sud assistito e clientelare, e quello, interessato della cultura nordcentrica che parla del Sud come di una “partita persa”. Ha ricordato che l’Europa considera prioritaria l’abolizione dei divari territoriali, a partire da quello Nord-Sud, ha affermato che la “spesa storica” penalizza il Sud continuando a negargli quanto gli nega da sempre per i servizi essenziali, ha poi detto che, per colmare il divario, al Sud deve essere impegnato il 50% dei fondi europei. Così concludendo: “Il Sud ci guarda, l’Europa ci guarda”.
Ottime parole, davvero inaspettate da una rappresentante del partito di Berlusconi, primo alleato dell’antimeridionale Lega Nord, che disastri infiniti ha prodotto al Sud, dalla rapina dei fondi europei fino alla richiesta della vergognosa “autonomia differenziata” a vantaggio del Nord e a danno del Mezzogiorno. Richiesta in verità sostenuta dalla gamba sinistra del partito unico del Nord, qual è il Pd.
Parlavamo di un possibile inganno nelle promesse lanciate da lorsignori. Che significa dare al Sud il 50% dei fondi europei se gliene spetta l’80% di quelli dei fondi coesione e sviluppo già stanziati, e il 70% dei 200 e passa miliardi di quelli nuovi Recovery plan? Già così si configurerebbe uno scippo di oltre 50 miliardi, che si sommerebbe a quello annuale di 61 miliardi. Ma, più di tutto sorge il sospetto che il cumulo tra i due fondi possa dare il 50%, sottraendo 30 miliardi al fondo di coesione per gonfiare il misero 34% che volevano dare del Recovery Fund, e 70 miliardi al Recovery, per uno scippo totale di 100 miliardi. Sospetto non fugato dalle parole fumose del ministro dell’economia Franco che ha chiuso i lavori.
Sia ben chiaro, il governo, riconoscendo la necessità di colmare il divario del Sud, ha fatto un passo in avanti rispetto al passato, quando verso il Sud lanciava solo accuse, e sia altrettanto chiaro che ciò, oltre la volontà espressa dall’Unione europea di colmare i divari territoriali che fanno male all’intera economia dell’Ue, è il prodotto del grande spirito di lotta e di protesta che sale del Mezzogiorno, di cui il nostro movimento, con una puntuale campagna di informazione e con la produzione di studi rigorosi, sì è fatto promotore e interprete principale, svegliando le coscienze sopite di intellettuali e politici meridionali perbene. Spinta che, oltre ad aver prodotto la conferenza delle regioni meridionali, ha generato la rete di ben 300 sindaci meridionali uniti per i diritti del Sud. Ma sia chiaro più di tutto che il nostro movimento, seguito da tutto il Sud non indietreggerà di un passo affinché sia dato al Sud ciò che è del Sud.
*direttivo nazionale M24A-ET
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