Le stime parlano di un danno che potrebbe aggirarsi sul miliardo di euri, necessari per far fronte alla furia devastatrice di acqua e vento, che si è abbattuta, non solo sul centro storico della città capitale europea della cultura, ma sull’intera provincia di Matera, per di più, non solo sulle attività commerciali e turistiche, ma anche sulle infrastrutture viarie e territoriali e sull’agricoltura di una delle zone maggiormente produttive del mondo, come quella della pianura del Metapontino.
Eppure, gli organi di informazione parlano quasi esclusivamente dei danni causati dall’acqua alta che, per alcune ore, ha sommerso il centro di Venezia, causando disagi e danni che il Sindaco della città si è affrettato a quantificare in alcune centinaia di milioni di euri.
Sta bene anche a noi che il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, abbia voluto effettuare un immediato sopralluogo nella città lagunare e apprezziamo, ancora di più, il gesto del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha voluto accertarsi della situazione telefonando sia al Sindaco di Venezia, che al Sindaco di Matera, tuttavia, al netto di ogni sterile polemica o pregiudizio di sorta, riteniamo che alcune questioni vadano chiarite per bene, ad evitare l’insorgere di fraintendimenti e contrapposizioni, non auspicabili, in una fase così delicata e piena di tensioni, come quella che il paese sta attraversando.
Il solco di agibilità tracciato dal Movimento 24 Agosto - ET, non può che essere rappresentato dal rispetto del concetto e del principio di Equità Territoriale che, a maggior ragione, nei momenti di grandi difficoltà, deve essere adottato e tenuto presente in ogni decisione e scelta che si compie. In tale ottica, il Presidente del Consiglio ha sbagliato a lasciar intendere che i primi provvedimenti di indennizzo, fino a 20.000 €, riguarderanno soltanto gli operatori economici veneziani e non anche quelli materani e delle altre zone colpite dal maltempo; così come è inaccettabile, la volontà di voler stanziare altri soldi per l’inqualificabile installazione del Mose, senza fare cenno alcuno al ripristino delle infrastrutture danneggiate nei territori meridionali.
Lo diciamo a chiare lettere. L’equazione, priorità a Venezia e residualità a Matera in virtù della loro collocazione geografica, non regge e non potrà essere accettata o subita per alcune semplici e inconfutabili considerazioni:
- i danni più rilevanti del maltempo, non sono quelli registrati nella sola città di Venezia a causa dell’acqua alta, ma quelli rilevati in gran parte della provincia di Matera, compreso il capoluogo della capitale della cultura, sventrato, in molte zone del centro storico, dalla furia e dalla violenza dell’acqua;
- solo nei territori del Sud si sono verificati danni ingenti alla viabilità e alle altre infrastrutture pubbliche;
- nel Metapontino, sono stati messi in ginocchio, tanto le strutture turistiche, quanto le produzioni di pregio dell’agricoltura. Il nubifragio non ha risparmiato nulla, neanche i lidi ed i locali adiacenti alla spiaggia. La tromba d’aria, che si è abbattuta tra le città di Scanzano Jonico e Policoro, ha provocato, oltre alla caduta di alberi e pali della luce, ingenti danni alle coperture di abitazioni e aziende, soprattutto agricole e si è reso necessario evacuare 142 persone residenti nella zona. Non si contano i danni alle serre, alle strutture turistiche, ai lidi e stabilimenti balneari, ai capannoni ed alle strutture agricole della zona Lido, nonché ai beni del patrimonio pubblico. In un giorno solo, dalla costa jonica del Metapontino sono scomparsi circa 300.000 mc. di arenile, spazzati dalla furia delle onde e del nubifragio.
Di fronte ai dati della devastazione che ha subito il territorio materano e meridionale, non bastano e non servono, le solite promesse. Se interventi ci dovranno essere, essi dovranno rispecchiare il criterio della parità di trattamento tra tutte le zone colpite del paese, senza nessuna iniquità, ma nel pieno rispetto del principio dell’Equità Territoriale. D’altronde, se Venezia è città d’arte e Patrimonio Unesco, anche Matera, oltre che città d’arte e, anch’essa Patrimonio Unesco, è capitale europea della cultura verso cui lo stato non deve pensare di consumare altri torti in aggiunta a quello della mancanza del treno e della ferrovia.
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