IL SISTEMA INTEGRATO DEI TRASPORTI DA RIEQUILIBRARE PER LA COMPETITIVITÀ DELL’INTERO PAESE.
Di Pasquale Cataneo*
Nella nuova fase di Alitalia, caratterizzata dalla presenza ricorrente, sostanziale e finanziaria dello Stato, e quindi di tutti i cittadini italiani, necessita rivedere i servizi da offrire per i prossimi due anni con ricalibratura e maggiori destinazioni sul medio-corto raggio, anche in considerazione dell’attuale composizione della flotta della compagnia di bandiera, soprattutto verso il Mezzogiorno con maggiori e migliori collegamenti aerei. In pratica vedere tradotta CONCRETAMENTE la previsione degli investimenti, con la clausola del 34% per la spesa pubblica nel Meridione, anche nella quantità e qualità dei servizi pubblici ed essenziali come il trasporto.
Non sfugge a nessuno e men che meno al M24A-ET che, proprio in tale contesto meridionale, è così evidente l’assenza di una rete ad Alta Velocità ferroviaria e dei relativi servizi di trasporto, che presentano, invece nel resto del Paese, condizioni oggettive più favorevoli sia in termini di servizi, sia in termini di costi e tempi per la mobilità di persone e delle merci con la rete ferroviaria AV/AC, realizzata con fondi pubblici.
Quanto conosciuto contribuisce a non diminuire, anzi ad aumentare, il divario di attrattività e competitività territoriale del Mezzogiorno che anche l’Unione Europea promuove, attraverso le Politiche di coesione e sviluppo territoriale ed i Fondi comunitari.
Lo Stato italiano invece, soprattutto negli ultimi 15-20 anni, purtroppo no, tant’è che lo scorso mese di ottobre ha avuto dalla U.E. una dura nota al riguardo. A riprova di quanto affermato si evidenzia che nel settore aereoportuale nel periodo (2017-2022), sono in corso investimenti per 4,2 miliardi di euro, la gran parte derivanti da risorse private, di cui SOLO il 15%, come si rileva dal grafico seguente, sono indirizzati nella cd. “macroarea Sud e Isole”. Ergo Poco Stato, No privati.
Tornando ad Alitalia nelle anticipazioni che circolano sul nuovo piano industriale, predisposto dal direttore generale Giancarlo Zeni e condiviso dal commissario straordinario Giuseppe Leogrande ci dovrebbe essere un diverso impegno, molto più incentrato su rotte nazionali ed europee per intercettare passeggeri e supportare i collegamenti da e per le destinazioni turistico-marittime e per altre necessità di mobilità a due, tre ore dalla località di partenza.
Un cambio di strategia che cerca di aggredire una porzione del trasporto aereo finora quasi esclusivamente effettuato dalle low cost, e con un diverso e ridotto impegno nei collegamenti intercontinentali, anche in questo caso per la presenza non elevata di aeromobili per tali servizi di trasporto, e direzionando le destinazioni verso quelle maggiormente fruttuose verso le Americhe.
Le motivazioni ci sono tutte per garantire, in assenza di altre modalità di trasporto veloce, la connettività a questo “pezzo” del Paese, il Mezzogiorno, che ha il 34% della popolazione ed il 41% del territorio italiano.
Tale necessità trova riscontro nella proiezione della crescita del traffico aereo in Italia al 2035, nella sintesi del rapporto del CENSIS del 2017, precedente all’attuale crollo legato all’emergenza pandemica mondiale Covid-19 e che si presume, come successo dopo altre crisi, riprenderà a svilupparsi.
Nella proiezione meno rilevante, infatti crescerà nella stima meno favorevole, fino a circa 100 milioni in più, rispetto al dato del 2019 (191 mln), che potrebbero essere oltre 200 mln nella migliore proiezione di crescita calcolata sulla dinamica nazionale 1996-2016.
In tale scenario l’Alitalia, con una diversa organizzazione e un’oculata e sana joint venture può e deve trovare adeguata collocazione, probabilmente con le 2 presunte newco che potrebbero impiegare in una prima fase 24 aerei per giungere all’utilizzo complessivo, in una fase successiva, fino a circa 50 aeromobili. In pratica l’attuale dotazione della flotta si dovrebbe ridurre di circa il 20% rispetto ai numeri odierni e cioè, a regime applicativo del piano, a circa 90 aerei di cui poco più dl 20% per le rotte intercontinentali (A330 e Boeing 777-200ER) e il restante di corto e medio raggio (60 Airbus A319/A320 e 12 Embraer).
E’ proprio il caso che il Parlamento ed il Governo, nella definizione di questo piano di Alitalia, siano coerenti tra il dire ed il fare in tema di Lavoro, Mobilità e Mezzogiorno, sia per gli investimenti nelle reti e nelle infrastrutture puntuali nelle varie modalità e sia, in questo caso, per le infrastrutture ed i servizi di trasporto aereo per l’intero Paese, utile e funzionale all’intero settore turistico nazionale ed allo sviluppo ed coesione/continuità territoriale vista, come precisato prima, anche l’assenza finora di investimenti pubblici in rete e servizi di Alta Velocità ferroviaria e che, con quelli previsti dall’ultima programmazione vedranno ancora molti anni per la fase di realizzazione e completamento.
*Segretario Circolo M24A-ET Tavoliere Monti Dauni di Foggia
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