Quarta Parte: A new deal, la green economy
A cura del Gruppo di Studio Tematico “Economia e Sviluppo” del Movimento 24 Agosto – Equità Territoriale
Aggiungiamo un nuovo tassello al mosaico che abbiamo elaborato per un “piano di sviluppo meridionale”. Dopo avere trattato dell’inefficienza dell’intervento dello Stato nell’economia del Mezzogiorno (la prima parte https://movimento24agosto.it/per-un-piano-di-sviluppo-meridionale/), della convenienza ad investire nel mezzogiorno anche per l’economia del Centro-Nord (https://movimento24agosto.it/per-un-piano-di-sviluppo-meridionale-la-nuova-era-post-covid-19/) , e dei progetti esistenti ma chiusi in un cassetto per lo sviluppo delle aree interne e dell’abbandono delle megalopoli (il progetto SISTeMA del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, https://movimento24agosto.it/per-un-piano-di-sviluppo-meridionale-la-nuova-era-post-covid-19-2/), oggi trattiamo della tutela del territorio e del futuro delle nuove generazioni, del passaggio dagli investimenti in fonti fossili al ricorso, sempre più, a quelle rinnovabili, nel più breve tempo possibile.
E’ acclarato che la crisi del prezzo del petrolio e pandemia in corso hanno introdotto, diversamente rispetto al passato, un’accelerazione concreta nella direzione dello sviluppo sostenibile, sopra rappresentata come indirizzo politico del M24A, con una maggiore consapevolezza e necessità che ormai bussa sempre più insistentemente alle porte dei decisori politici mondiali.
Tale proiezione trova riscontro in molteplici orientamenti ed anche in una recente analisi di Christopher Kaminker della Lombard Odier investment managers[i], con un resoconto giornalistico pubblicato qualche giorno fa in Italia,[ii] secondo cui lo shock petrolifero e il Covid potrebbero essere positivi per gli investimenti in green e sostenibilità.
Lo studio pone in risalto come la pandemia è innanzitutto una tragedia umanitaria, ma come quella attuale sta avendo anche forti ripercussioni sull'economia globale ed è accompagnata dal crollo del prezzo del petrolio e dalle turbolenze di mercato in tutte gli asset class. I cambiamenti nello scenario politico, nei modelli di acquisto dei consumatori e nei prezzi delle energie rinnovabili e dei trasporti puliti suggeriscono che l'attuale prezzo del petrolio in realtà rappresenta una finestra attraverso la quale si può guardare al futuro, piuttosto che un ostacolo alla transizione climatica.
L’analisi si spinge ad ipotizzare che il prezzo del petrolio più basso possa inizialmente ampliare l'orizzonte degli eventi per la transizione verso la mobilità pulita e le prospettive di elettrificazione più in generale, ma il ciclo di feedback positivi provenienti dall’ambito della politica, da forze di mercato e dalle abitudini dei consumatori sembra essere sempre più favorevole alla decarbonizzazione del settore attualmente in corso.
Proseguendo nella lettura dello studio si afferma inoltre che le energie rinnovabili, tutti i tipi di tecnologie green (ad es. biomateriali, agricoltura di precisione, proteine alternative, clean/lean manufacturing) e le loro infrastrutture abilitanti (ad es. sistemi di trasmissione/distribuzione, di stoccaggio e digitali), così come l'emergente economia dell'idrogeno, sono tutti ben posizionati per ottenere una crescita continua.
In pratica si evince che la rivoluzione circolare, pulita e snella, in corso nel settore industriale, si basa semplicemente su una proposta economica fondamentalmente migliore di quella dell'industria tradizionale e non sarà ostacolata dalle turbolenze del mercato a cui assistiamo oggi. Da tale ricognizione vengono esplicitati i seguenti:
CINQUE MOTIVI PER CUI LO SHOCK PETROLIFERO E IL COVID-19 POSSONO ESSERE ELEMENTI POSITIVI PER GLI INVESTIMENTI GREEN
- La politica ha raggiunto una spinta chiave per portare avanti la transizione;
- Il miglioramento dei costi e dell'efficienza delle energie rinnovabili e delle batterie rende meno competitivi i settori energetici tradizionali;
- Il cambiamento dei modelli di consumo supporta la transizione verso le emissioni nette a zero;
- Il cambiamento dei modelli di consumo supporta la transizione verso le emissioni nette a zero I fornitori di petrolio si rendono conto che il picco della domanda di petrolio è ormai calato;
- Il COVID-19 attenuerà probabilmente l'eventuale aumento della domanda di prodotti ad alta intensità di carbonio, risultato della diminuzione dei prezzi dei carburanti.
Quindi il Covid-19 non è l’unico elemento esogeno all’economia italiana che sta modificando strutturalmente le impostazioni macroeconomiche dell’assetto pubblico e privato.
A quanto espresso nella proiezione dello scenario mondiale vi sono almeno altri cinque fattori scatenanti una rivoluzione copernicana che investono il territorio italiano ed in particolare quello meridionale.
- Raddoppio dell’operatività del Canale di Suez, diventato uno dei più importanti snodi strategici mondiali che permette il passaggio di navi contemporaneamente in entrambe le direzioni, laddove la stessa dimensione delle navi in transito non rappresenta più un problema, data la profondità a 24 metri del canale per consentire il transito di navi con pescaggio sino a 20 metri.
- Digitalizzazione dell’economia e della società. L’Italia si colloca al 24^ posto tra i 28 Stati dell’Unione Europea nell’indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI) nel rapporto della Commissione Europea 2019, questo a causa della presenza di un 30% di persone che non utilizzano internet abitualmente e più del 50% della popolazione non possiede competenze digitali di base.
- Costo del lavoro. In Italia il costo del lavoro è mediamente più alto che in altri Stati sia europei sia di altri continenti, con grave perdita di competitività del sistema imprenditoriale italiano, in specie in settori ad alta intensità di manodopera, a vantaggio di Stati europei e di altri continenti (in primis la Cina) che hanno determinato fenomeni di migrazione imprenditoriale.
- Divario infrastrutturale Nord-Sud Italia. Recenti rapporti dello Svimez e dell’Eurispes, oltre che i dati di Open Polis e dei Conti pubblici territoriali del Ministero dell’Economia, mettono in evidenza come il Sud non è stato beneficiario di interventi di ampliamento e/o ammodernamento infrastrutturale in settori come porti, autostrade, reti ferroviarie, sanità, edilizia scolastica, divario che è cresciuto sensibilmente nel periodo 2000-2017.
- Emigrazione dal Sud e immigrazione dall’estero. Negli ultimi 15 anni l’Italia ha visto un calo demografico pauroso, come rilevato dal 53^ rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese, in cui si evidenzia un intero Paese in forte declino demografico, con un ricambio generazionale in tilt e con notevoli problemi per la sostenibilità del sistema pubblico di welfare. La situazione è assolutamente allarmante nel Mezzogiorno, con partenza di capitale umano di valore eccezionale, per la frequenza nelle Università del Nord e del mondo, ma anche di coloro che si laureano nelle università meridionali, ma poi prendono altre destinazioni per scarsità di domanda di lavoro qualificato come ad es. i medici!. In questo quadro si innesta la forte pressione migratoria proveniente dalle aree africane e medio-orientali, con problemi gravosi di inclusione e di adattamento sociale da entrambe le popolazioni.
A fronte di questi eventi rilevanti dal punto di visto sociale ed economico, le politiche apprestate sin qui dai governi nazionali, come abbiamo precisato prima, non hanno inciso positivamente sul divario Nord-Sud anzi (probabilmente) ne hanno acuito le condizioni fondamentali di un loro allargamento, mantenendo una posizione vincolata ai parametri di bilancio pubblico ed all’intenzione di preservare territori in cui è già presente una struttura economica di rilievo, come l’area settentrionale.
L'Unione Europea ha proiettato lo sviluppo nel futuro prossimo nell’ottica della sostenibilità e gli investimenti verso un Green Deal.
Di qui le indicazioni per un nuovo Piano di Sviluppo del Sud che sia di indirizzo alle politiche del Governo per determinare nuove condizioni di operatività al Mezzogiorno e per ridurre i divari Nord-Sud in Italia, fonte di squilibri non solo economici ma anche sociali e demografici.
La prossima programmazione dei Fondi europei, agendo sui fattori e le linee di indirizzo, che sono state delineate nel cd “Piano per il Sud #2030, deve essere: -rivolta ai giovani; -connessa ed inclusiva; -per la svolta ecologica; -frontiera dell’innovazione; -aperta al mondo del Mediterraneo.
Bisogna spingere su questi indirizzi ad esempio puntando alla realizzazione di investimenti ed occupazione nello sviluppo sostenibile ed anche nelle imprese ad alta tecnologia ed innovazione, nei centri di ricerca e produzione ICT nonché in altri settori a maggior valore aggiunto per addetto come ad esempio nel settore farmaceutico, partendo da quelle già presenti nelle regioni meridionali, per dare ai giovani formati l’opportunità di poter realizzare il loro progetto di vita nei loro contesti sociali e familiari, per far sviluppare le proprie Comunità.
Le ultime dichiarazioni di questi giorni di alcuni rappresentanti del governo sembrano dare conferma a questa nostra impostazione ma i primi resoconti delle norme emanate come DPCM e poi approvate, con modifiche, dal Parlamento stanno producendo, nella concreta attuazione, addirittura un rafforzamento del divario esistente e conclamato tra Mezzogiorno e resto del Paese. Come dire che alle analisi condivise ed alle parole di convergenza sulla inconfutabile tesi del divario da ridurre in Italia (peraltro supportata da studi forbiti e non di parte meridionale ed anche dalla Corte dei Conti nel suo rapporto 2020 sul coordinamento della finanza pubblica ad es. in sanità)[iii] nei fatti e negli atti si continui a farlo aumentare!
[i] https://am.lombardodier.com/it/home/sustainability.html
[ii] https://www.lastampa.it/tuttogreen/2020/04/24/news/cinque-motivi-per-cui-lo-shock-petrolifero-e-il-covid-19-possono-essere-elementi-positivi-per-gli-investimenti-green-1.38743978
[iii] https://www.quotidianodelsud.it/laltravocedellitalia/due-italie/saluteeassistenza/2020/06/02/sanita-conti-sempre-piu-in-rosso-per-colpa-delle-spese-del-nord/
Leave a Reply