Seconda parte: L’Italia –l’interdipendenza economica ed il sistema paese- dopo Covid 19
Dal bilancio odierno della situazione epidemiologica in tutto il contesto territoriale italiano (i dati percentuali dell’epidemia sono, tragicamente, a sfavore delle aree del Centro-Nord, qualunque ne sia la causa – tasso di inquinamento, elevata mobilità) ed appare evidente che una ripartenza del Paese possa essere effettuata, sempre con le condizioni di sicurezza sanitaria e delle altre modalità necessarie, dal Mezzogiorno, per un doppio ordine di fattori:
- Il ritardo storico nel quale si trova tale macroarea economica e sociale dell’Italia;
- I vantaggi, per l’intero contesto produttivo e sociale italiano, nell’ investire (ripartire) nel (dal) Meridione d’Italia.
Sul primo punto si è scritto e dibattuto a iosa, sul secondo punto è utile qui richiamare un articolo del Sole 24 ore[i] che ha sottolineato, già tempo addietro, come occorreva guardare all'economia del Mezzogiorno valutandone correttamente l'apporto alla creazione di ricchezza nazionale rilevando che, ad esempio, per ogni 100 euro di investimenti effettuati nel Mezzogiorno si verifica un "effetto ribaltamento", a beneficio del Centro Nord, pari a 40,9 euro. Effetto analogo, ma di peso diverso, si registra per investimenti realizzati nel Centro-Nord: in questo caso, per ogni 100 euro di investimenti effettuati, si verifica un effetto dispersione a beneficio del Mezzogiorno pari solo a 4,7 euro. Ciò significa che un investimento effettuato nel Mezzogiorno ha una rilevante caduta sul resto del Paese, alimentandone la domanda interna, come ha fatto la Germania durante il periodo della riunificazione.
Ad avvalorare questa tesi v’è uno studio, seppur non recentissimo, curato da Srm[ii] (Intesa San Paolo) in collaborazione con Prometeia su "L'interdipendenza economica e produttiva tra il Mezzogiorno e il Nord d'Italia -Un Paese più unito di quanto sembri-" che mostra come le principali filiere produttive nazionali siano tra loro territorialmente interrelate e come il Mezzogiorno generi spesso spillover di attività per il resto del Paese oltre a contribuire in valore alla forza competitiva dei nostri prodotti all’estero. Ad esempio il “ribaltamento” per ogni 100 euro di investimenti è diverso nelle due direzioni: dal centro nord verso mezzogiorno vale il 4,7% (4,7 euro), dal mezzogiorno al centro nord questo “ribaltamento” vale invece il 40,9% (40,9 euro)!
Ciò viene avvalorato dalle dichiarazioni[iii], fatte anche in questi giorni, da parte del presidente della Svimez Adriano Giannola, nelle quali emergono le seguenti indicazioni:
- In un mondo sempre più globalizzato, infatti, Cina, India e i paesi dell’Estremo Oriente guardano al Mediterraneo come luogo di grandi opportunità.
- La ricrescita economica passa anche attraverso il Mediterraneo;
- A partire dal Mediterraneo il Sud potrebbe mettersi in moto e trascinare, con sé, l’intero Paese;
- La ripresa dell’intero Paese è strettamente legata a quella del Mezzogiorno.
Una “rivoluzione logistica” che punti all’accessibilità, ai retroporti, ai district park, abbinati a strumenti non convenzionali per il Paese Italia, come le Zone Economiche Speciali. Una rivoluzione logistica che dovrebbe essere accompagnata da una reindustrializzazione del Sud, attraverso una territorializzazione delle filiere, da un utilizzo sostenibile delle energie rinnovabili e da un intervento sulle aree metropolitane.
Ci riferiamo, in tale scenario, anche alla programmazione con adeguati e valutati interventi di natura infrastrutturale e produttiva, finanziati anche attraverso l’uso efficace delle risorse comunitarie delle cd. AREE LOGISTICHE INTEGRATE (ALI), un insieme di poli regionali capaci di proporre adeguati ed innovativi servizi logistici e di rete tecnologica a quegli attori nazionali ed internazionali che - oggi - devono rivolgersi ad aree con minore potenziale, ma più attrezzate e delle cd. ZONE ECONOMICHE SPECIALI (ZES)[iv], cioè le zone geograficamente delimitate e chiaramente identificate nel Mezzogiorno costituite anche da aree non territorialmente adiacenti purché presentino un nesso economico-funzionale, e che comprendano almeno un'area portuale con le caratteristiche stabilite dal regolamento (UE) n. 1315 dell'11 dicembre 2013 del Parlamento europeo e del Consiglio (sugli orientamenti dell'Unione per lo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti TEN-T).
Nelle ZES si esplicita che l'esercizio di attività economiche e imprenditoriali delle aziende già operative e di quelle che si insedieranno possono beneficiare di speciali condizioni, in relazione alla natura incrementale degli investimenti e delle attività di sviluppo d’impresa.
Come M24A-ET, a questa condivisa visione, aggiungiamo un ulteriore tassello allargando la crescita territoriale ispirandosi al modello di sviluppo policentrico attraverso il rafforzamento delle reti e dei sistemi territoriali di II livello e le connessioni tra questi e i grandi corridoi transeuropei, e ci poniamo un interrogativo: se nelle due rotte, terrestre e marittima, della Nuova “Via della Seta”, per le tratte commerciali del passato, vi è quella del mare che attraversa il Mediterraneo sfiorando il Mezzogiorno, con tutta la sua portualità esistente, perché questo ambito territoriale non possa essere un approdo concreto?
Attualmente, le Vie della Seta (terrestri e marittime) tagliano fuori completamente il Sud Italia, nonostante un impianto portuale di tutto rispetto (Crotone-Taranto-Bari ad est, Gioia Tauro – Salerno – Napoli ad ovest), nonostante il progetto iniziale prevedeva di interessare il cosiddetto “corridoio 8”: 1200 kilometri di ferrovie e 1000 di strade tra Bari, Brindisi, Durazzo e Varna. Ma la programmazione comunitaria lo ha cancellato. Nella scelta, sicuramente, ha influito la totale assenza di alta velocità ferroviaria nel sud, in generale, e tra Bari e Napoli in particolare.
Ecco dunque una delle finalità del piano infrastrutturale integrato per il Mezzogiorno che il M24A-ET sta elaborando e che lo stesso Movimento vuole promuovere su tutti i tavoli interessati per portare a compimento le opere delineate nelle programmazioni precedenti e, con le previsioni delineate dal Piano per il Sud #2030, realizzare quella funzionalità che permetta al Mezzogiorno di essere protagonista nel Mediterraneo anche, quindi non solo, per sé stesso ma per l’intero Paese.
Non con la presunzione di persone erranti e pugnaci ma con il piglio di chi ha detto basta a scelte tecniche, economiche e politiche non coerenti verso il Mezzogiorno, i suoi cittadini ed il sistema socio-economico meridionale e ricerca attraverso l’Equità.
Per il Movimento 24 Agosto tale principio ispiratore è inteso non solo come effettiva uguaglianza dei diritti per tutti i cittadini, ma quale compito prioritario dello Stato, delle istituzioni e dell’intera comunità, secondo quanto detta la Costituzione, perché si realizzino le condizioni morali e materiali per offrire a tutti, uomini e donne, ovunque vivano, le stesse opportunità di sviluppare le proprie doti. Ed infatti, oltre al diritto di uguaglianza, che significa “dare alle persone le stesse cose”, disatteso comunque in Italia (poiché le diverse aree del Paese non sono trattate allo stesso modo, ne è un esempio il 34% degli investimenti totali disatteso puntualmente negli ultimi anni, o ancora il criterio Dummy attraverso il quale viene calcolata la spesa standard dei Comuni italiani), il Movimento 24 Agosto va oltre, e si ispira prioritariamente al criterio di “equità”, che significa “dare a tutti le stesse opportunità”. Questo è il pilastro della democrazia, la molla che ne favorisce la diffusione e la base per una crescita morale ed economica equilibrata[v].
[ii] https://www.sr-m.it/p/linterdipendenza-economica-e-produttiva-tra-il-mezzogiorno-ed-il-nord-italia-un-paese-piu-unito-di-quanto-sembri/
[iii] http://giornalelirpinia.it/index.php/cultura/cultura2/12687-giannola-ldal-mediterraneo-la-ripresa-del-mezzogiorno-e-dellitaliar
[iv] https://www.agenziacoesione.gov.it/zes-zone-economiche-speciali/
[v] https://pinoaprile.me/carta-dei-principi-e-statuto-del-m24a-per-lequita-territoriale/
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