Ponte sullo Stretto, il ministro De Micheli insiste, ora una Commissione!
Quando la politica vuole prendere tempo e non fare ciò che necessario per la competitività del Mezzogiorno.
di Paolo Mandoliti*
03.09.2020. Non bastavano le scelte a dir poco squilibrate finora fatte dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti di Piacenza, tra le varie macroaree del Paese, che hanno raggiunto il culmine, circa due mesi fa, quando ha affermato di voler attribuire al Mezzogiorno il 40% dei 209 MLD di € del Recovery Fund RF rispetto ad entrambi i dati nazionali della percentuale di popolazione e di territorio.
Detta così poteva sembrare, sottolineiamo sembrare, equa ed invece è assolutamente INIQUA ED INGIUSTA in quanto contraria ai criteri di ripartizione che l’Unione Europea ha utilizzato per ripartire gli 809 Miliardi di dote del RF per i quali, secondo lo studio effettuato dal Gruppo di Studio Tematico di M24A-ET, spettano al Mezzogiorno 145 MLD di € e non gli 83,6 previsti dal ministro PD che in effetti sarebbero 56 MLD di € (il 26,7 %) per via dell’interdipendenza economica esistente in Italia.
Infatti applicando i tre criteri previsti (popolazione, inverso del PIL procapite e media della disoccupazione degli ultimi 5 anni) all’Italia sono destinati circa il 25% di quel montante. Ciò dovuto in modo CHIARO E INEQUIVOCO per due ragioni: a) l’Italia è il Paese nei 27 della UE che ha il maggior differenziale interno tra abitanti delle sue regioni in termini di reddito procapite (es. PIL per abitante 2018 Provincia Autonoma Bolzano 47.000 € ed in Calabria 17.000 €);
- b) tassi di disoccupazione (Istat, 2020h) altrettanto differenziati (Nord 6,1%) a discapito nuovamente del Mezzogiorno (17,6%) che risulta avere quindi un tasso di disoccupazione quasi triplo rispetto al Nord con un divario più ampio e realmente costante dal 2014.
Quindi le risorse così consistenti per l’Italia non sono scaturite dal dato popolazione ma dai due indicatori relativi all’inverso del reddito procapite ed alla media di disoccupazione quindi soprattutto se, non esclusivamente, in base alla situazione socio-economica del Mezzogiorno.
Ieri sera ad una trasmissione (TG2 Post) il ministro De Micheli ha dato una ulteriore dimostrazione di spregiudicatezza politica finalizzata a non far realizzare nel Mezzogiorno quanto già fatto nel resto del Paese in termini di infrastrutture. Ha affermato infatti della istituzione di una Commissione per capire qual è lo strumento per collegare la Sicilia alla Calabria, un’opera sicura ed economicamente sostenibile, come se tutto ciò che è stato finora fatto non lo sia stato con l’esborso di molti soldi pubblici in termini di valutazioni, ambientali e progettuali, verifiche preventive e molto altro. Ciò non è ritenuto sufficiente a far iniziare l’opera d’ingegneria attesa da decenni e parte integrante del Corridoio Scandinavo-Mediterraneo della rete TEN-T.
Non sfugge a nessuno e men che meno al M24A-ET che, proprio solo nel contesto meridionale, sono così evidenti i ritardi nella esecuzione di altre opere realizzate nel resto del Paese.
Questo avviene, INCOMPRENSIBILMENTE, anche per opere con bassissimi costi e ridotti tempi di realizzazione come la 2^ stazione di Foggia su rete TEN-T e rilevanti vantaggi di riduzione degli attuali tempi di percorrenza per oltre 4,5 milioni di abitanti in Puglia e Basilicata e per altri fruitori.
Oppure, per fare un altro esempio, gli “ultimi migli mancanti” di cui il Mezzogiorno è “pieno”, come quello che dovrebbe collegare il Porto di Gioia Tauro o l’aeroporto di Lamezia Terme con le linee ferroviarie, o ancora i ritardi astrusi e le proposte al ribasso che avvengono non solo per opere più impegnative come la Rete ad ALTA VELOCITA’ FERROVIARIA che ha visto il ministro De Micheli, nuovamente protagonista indiscussa, in quanto ha proposto la cd. Alta Velocità di Rete ferroviaria guarda caso solo al Sud, molto meno performante rispetto a quella realizzata al Nord, ma anche per quelle ad altissimo rapporto benefici/costi come la 2^ stazione, con vantaggi rilevanti ed evidenti, per la quale c’è una sorta di “cappa di omertà” indecifrabile a sua volta. Ciò fa il paio con i problemi ambientali, registrati per l’uccello “fratino” relativamente al raddoppio della tratta, ancora ad unico binario, sulla linea adriatica tra Lesina e Termoli, che bloccano il progetto atteso da oltre 30 anni.
La verità sulla politica discriminatoria attuata finora in Italia verso il Mezzogiorno, la gente e le imprese meridionali; viene testimoniata concretamente dall’assenza, ANCORA OGGI, del Ponte sullo Stretto, di una rete ad Alta Velocità ferroviaria vera da Salerno fino in Calabria e Sicilia, sulla direttrice Adriatica da Bologna alla Puglia ed i collegamenti trasversali tra Adriatico, Tirreno e Ionio, e dei relativi servizi di trasporto che presentano, invece, nel resto del Paese oggettive condizioni più favorevoli sia in termini di servizi che in termini di costi e tempi (PIU’ BASSI) per la mobilità di persone e delle merci con la rete ferroviaria AV/AC, realizzata con i soldi della fiscalità generale quindi di tutti i cittadini italiani, quindi anche dei meridionali.
Quanto conosciuto contribuisce a non diminuire, anzi ad aumentare, il divario di attrattività e competitività territoriale del Mezzogiorno. L’Unione Europea ne promuove la diminuzione, attraverso le Politiche di coesione e sviluppo territoriale ed i Fondi comunitari. Il governo italiano però, già richiamato ad ottobre 2019 dal Direttore per le Politiche regionale della UE Marc Lemaitre perché non ha rispettato il principio di addizionalità sottraendo le sue quote di risorse, prosegue in modo imperterrito, attraverso le prese di posizione di questo improvvido e scellerato ministro, nella sua azione discriminatoria nei fatti verso il Mezzogiorno.
La riprova? Secondo noi l’avremo con la ripartizione territoriale e settoriale del Recovery Fund! Invitiamo pertanto i presidenti della giunta e i consigli regionali delle regioni meridionali e i rappresentanti parlamentari del Sud e delle Isole a contrastare tali discriminazioni.
*Componente Direttivo nazionale e Referente Circolo M24A-ET di Cosenza
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