Nessun crimine si presta a discussioni controverse come quello della violenza sulle donne. Per qualsiasi crimine, di qualunque genere, nell'opinione pubblica c'è sempre una netta condanna del colpevole accertato, senza se e senza ma.
Nel caso di stupro, stalking, maltrattamenti, violenza fisica o psicologica o addirittura omicidio nei confronti di una donna i se e i ma invece arrivano a valanghe, rendendo la vittima non più tanto vittima ma anche correa. "Un po' se l'è cercata vestita così, che ci faceva a quell'ora in quel posto, va be' ma se aveva bevuto avrà fatto intendere che ci stava, poteva reagire, perché non ha chiesto aiuto...fino ad arrivare al perentorio.. è stata tutta colpa sua"
Secondo i dati ISTAT del 2018 "il 39,3% della popolazione ritiene che una donna è in grado di sottrarsi a un rapporto sessuale se davvero non lo vuole. Il 23,9% pensa che le donne possano provocare la violenza sessuale con il loro modo di vestire.
Il 15,1%, inoltre, è dell’opinione che una donna che subisce violenza sessuale quando è ubriaca o sotto l’effetto di droghe sia almeno in parte responsabile.
Per il 10,3% della popolazione spesso le accuse di violenza sessuale sono false, per il 7,2% “di fronte a una proposta sessuale le donne spesso dicono no ma in realtà intendono sì”, per il 6,2% le donne serie non vengono violentate"
Dati agghiaccianti.
Frasi raccapriccianti.
Pregiudizi che affondano le radici in stereotipi talmente radicati nella nostra società che la linea tra colpa e torto subìto scompare in un perverso vortice di ricerca di responsabilità che assume i contorni di un processo alla vittima e ne infanga la dignità ancora e ancora. Il carnefice riceve le attenuanti, la vittima è condannata.
Non stupisce la remora a denunciare questi crimini quando la donna sa di dover affrontare, oltre al proprio intimo e devastante dolore, pure l'infamia di una crocifissione pubblica che sembra inficiare persino l'iter giuridico percepito anch'esso ostile e dal risultato incerto. Non stupisce la paura di dare la propria sofferenza in pasto a giudici impietosi e spietati, che siano quelli dei tribunali o quelli della porta accanto. No, non stupisce.
Stereotipi che uccidono.
Nel corpo e nell'anima.
Una visione della donna incancrenita nel corso dei secoli che la vuole oggetto, proprietà, tentazione, sempre al servizio dell'uomo e mai alla pari, in barba alle pretese di modernità di una società evoluta del terzo millennio.
Ma non deve essere così, non più.
Una donna vittima di violenza deve sapere che per ogni criminale che ferisce e denigra ci sono altri, tanti altri, persone per bene, che comprendono e aiutano. Donne e uomini che non si rassegnano e combattono insieme per aiutare ad uscire dalla spirale di sofferenza, che offrono supporto umano, economico, psicologico, legale. Che CI SONO perché nessuna donna deve essere lasciata sola.
Ci siamo anche noi, uomini e donne del Movimento24Agosto - ET che lavoriamo contro ogni forma di pregiudizio, disuguaglianza, discriminazione e a favore dell'Equità per ogni essere umano in tutti i campi.
Se vuoi puoi contattarci alla email equitadigenere@gmail.com.
#noicisiamo
Di Maria Concetta Forestieri. Commissione Equità di Genere
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