Di Liliana Isabella Stea*
Oggi mi è accaduto di riflettere su quale e quanto coraggio hanno avuto nel corso dei tempi gli uomini e le donne che non hanno esitato ad esporre il proprio pensiero personale, diverso ed avversato dal Potere e dal ‘senso comune’ e di interrogarmi se ne sono o ne sarei capace anch’io. Di certo credo che l’ammirazione che proviamo per loro è direttamente proporzionale alla nostra paura di ‘esporci’ e accettare le critiche e gli attacchi eventuali di chi ci sta intorno, assimilato al pensiero dominante.
Negli ultimi due giorni una ragazzina di 13 anni è stata privata della vita da suo padre e un uomo adulto, in America, è stato ucciso da un poliziotto. Entrambi perché erano semplicemente sé stessi. La prima era un’adolescente innamorata, l’altro un uomo di colore. La loro colpa, agli occhi di chi li ha uccisi, non essere conformi al ‘Modello Unico’ che questi assassini hanno in mente e che adorano come una divinità, anzi no, come LA Divinità: l’unica e sola stella polare che guida la loro mente e la loro vita, la Conformità al loro Modello “Maschio, variamente bianco, eterosessuale (almeno nelle dichiarazioni ufficiali) e Patriottico”. Tutto ciò che non rientra in questo misero spazio è negativamente definito ‘diverso’ ma non nel senso autentico per cui un fiore è diverso da un ortaggio, no ‘diverso’ nel senso di ‘inferiore’ e ‘anomalo’ . E nella logica perversa di questi soggetti, tutto ciò che non rientra nel loro Modello e non ci si adegua rinnegando sé stesso, i suoi pensieri, i suoi diritti, i suoi sentimenti, tutto ciò che lo riguarda, diventa perseguibile ‘per legge’ scritta o non scritta poco importa, quella ‘legge’ sta nella loro mente e tanto gli basta. Purtroppo questo ‘modello’ non è condiviso da pochi, si tratta di Stati e di grosse comunità, che avallano il delitto del padre a cui la figlia avrebbe dovuto ‘obbedienza assoluta’, avallano il delitto del poliziotto su un soggetto inerme, indifeso. Cosa c’entra mi direte il nero con la ragazzina? Cosa c’entra con la Questione Femminile, di cui si occupa questo spazio? c’entra, c’entra, è la stessa identica cosa, retta dallo stesso principio fondante: la convinzione malata che un maschio, prevalentemente e variamente bianco, sia ‘superiore’ a tutti nel creato, a partire dalle donne, a scalare tutti gli altri. Le persone variamente colorate stanno poco dopo le donne (e i bambini, di qualunque colore). Come possiamo pretendere di correggere o eliminare le ingiustizie e le iniquità di qualunque tipo, politiche, economiche e via dicendo, se non partiamo dai ‘fondamentali’ ? Alla base di tutto ci sono i due sessi. Perché si continua ad avallare questo divario assurdo? Padri che sgozzano le figlie che si sono innamorate di un ragazzo ritenuto ‘inappropriato’, mariti, conviventi a volte figli che ammazzano le donne che dicono di amare restando quasi del tutto impuniti. Per non parlare dello sfruttamento sul lavoro, che di nuovo mette donne e neri sullo stesso piano. Se un africano riceve, forse, due euro l’ora per raccogliere pomodori, una casalinga non riceve nemmeno quelli per occuparsi della casa, dei figli, del marito, degli anziani malati, se ce ne sono, e in questo periodo di lockdown, anche della didattica a distanza e dello smart working, se già ne aveva uno ‘large’. Ogni uomo che combatte per l’equità per la sua terra non può prescindere da questa basilare battaglia: rendere alle donne la dignità dovuta, e il rispetto della loro esistenza, differenza, diversità, come diversi siamo tutti, pur nella similitudine. Finché ci saranno donne sottopagate, umiliate, sgozzate e variamente sfruttate, proprio come i neri e tutti i variamente colorati di questo mondo, non ci sarà vera equità per nessuno.
* membro fondatore di M24ET
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