Equità sanitaria significa che tutti devono avere l'opportunità di stare quanto più sani possibile. Ciò richiede la rimozione di ostacoli alla salute quali la povertà, la discriminazione e le loro conseguenze, tra cui la mancanza di accesso ad un lavoro ben retribuito, istruzione e abitazione di qualità, ambienti salubri e assistenza sanitaria.
L’Italia è attraversata da profonde differenze geografiche e sociali in tutte le dimensioni di salute osservabili: salute soggettiva, salute fisica, salute mentale, morbosità cronica, disabilità e mortalità. Tali differenze sono geografiche, a sfavore soprattutto delle Regioni meridionali, ed economico-culturali, a sfavore delle posizioni sociali più svantaggiate, meno istruite e più povere. (Manifesto per l'Equità)
Le Regioni meridionali appaiono caratterizzate dal fatto che i valori dei principali indicatori sociali sono significativamente inferiori a quelli della media nazionale: così è per il livello di istruzione, il reddito medio, l’indice di povertà, il tasso di occupazione, l’occupazione femminile, eccetera. Anche la osservanza di corretti stili di vita (alimentazione, attività motoria, fumo, alcol) tendono a ridursi nelle regioni
meridionali e nelle fasce sociali più svantaggiate favorendo l'aumento di malattie non trasmissibili. In particolare, la prevalenza di abitudini alimentari scorrette, un tempo limitata grazie alla diffusa protezione fornita dall’abitudine alla dieta mediterranea, va crescendo in particolare tra i giovani e nel Meridione. Il consumo di alcol va diminuendo ma i consumatori aumentano, in particolare tra i giovani e le donne.
In conclusione, gli stili di vita a rischio per la salute appaiono solo moderatamente
sensibili alle politiche di informazione e di educazione sanitaria e mostrano una forte
tendenza a concentrarsi nei gruppi socialmente più svantaggiati e nel Sud.
I principali indicatori di salute (morbosità, salute percepita, età, stili di vita) e la loro distribuzione nella società risultano attualmente i più importanti determinanti del consumo di servizi sanitari. Note dissonanti emergono dall’esame di come si distribuiscono geograficamente e socialmente le diverse tipologie di prestazioni utilizzate. Nel sud si utilizzano di più i livelli di assistenza riconosciuti dal pubblico, nel nord anche quelli non riconosciuti, come l’assistenza odontoiatrica e le medicine alternative; nel sud si utilizza di più l'ospedale e meno il farmaco, nel nord si ricorre più spesso al farmaco e all’assistenza specialistica. La spesa privata interessa soprattutto i giovani, benestanti e in buona salute.
Sul piano degli investimenti, le Regioni meno sviluppate del Paese avrebbero bisogno di nuove e significative risorse da destinare a più dimensioni strutturali: questi investimenti dovrebbero rappresentare un trampolino di lancio per uscire dalle condizioni di sotto-sviluppo. Ciò che accade, invece, è che altre aree territoriali (per esempio il Piemonte, la Lombardia, il Veneto, nel settore delle grandi opere) usufruiscono oggi di investimenti pubblici molto più consistenti di quelli destinati a Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna.
La valutazione della relazione esistente tra concentrazione del reddito e iniquità nel campo della salute costituisce un fattore di osservazione per il benessere psico-fisico e sociale dei cittadini.
Dott. Ambrogio Carpentieri
Commissione Sanità – M24A - ET
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