Eccolo il nostro Sud, quello dei meridionali orgogliosi che non si arrendono; che nel momento del bisogno ti dicono “Lassa stari ca cci pensu iu!”
Eccolo il Sud di chi si “affida” alle proprie mani ed alla propria mente, consapevole di saper fare come e meglio degli altri senza aver necessità di ricevere lezioni soprattutto da parte di chi dovrebbe pensare a guardare a casa propria.
Da sempre il Sud si è distinto per capacità di adattamento e flessibilità.
la prima richiede abilità nel leggere il contesto e conseguentemente la forza di andare oltre l’ordinario rinunciando, se occorre, alle proprie abitudini, senza però perdere la propria identità e le proprie peculiarità. La seconda, la flessibilità, richiede conoscenze, capacità, abilità, doti personali, atteggiamenti che possono diventare il vero valore aggiunto all’interno di un qualsivoglia contesto e che fanno la differenza tra un capo e un leader.
E’ quello che sta accadendo nelle ultime settimane da Roma a Lampedusa, dove diverse aziende, poli universitari, centri di ricerca e semplici cittadini, nel silenzio delle città deserte rispettose dei decreti e dei media nazionali che trasmettono continuamente servizi che denigrano il Sud, stanno mettendo assieme risorse fisiche e intellettuali per far fronte all’emergenza Covid19.
Concretezza.
Lavoro silenzioso.
Professionalità ed ingegnosità.
Risultati.
Non vi è regione che non sia ottimamente ed onorevolmente rappresentata da aziende che, in una rete formidabile, stanno convertendo o implementando la propria attività per contribuire a combattere questo nemico invisibile, ma estremamente forte e insidioso.
In Sicilia il catanese, l’ennese, il palermitano, l’agrigentino, il trapanese e così in Puglia dalla zona del barese al leccese ed in Campania nel salernitano, una sinergia entusiasmante e commovente di aziende che hanno iniziato a produrre mascherine (anche ecologiche e contro lo spreco perché lavabili, sterilizzabili e riusabili!) in tessuti hi-tech particolari a barriera e riutilizzabili anch’esse; presidi igienizzanti ed anche alcool messo a disposizione da distillerie; visiere protettive in 3D.
Le aziende in questione sono distribuite in diverse aree del territorio siciliano: si va dalla Rica Spa di Belpasso in provincia di Catania alla Meccanotecnica di Riesi (Caltanissetta) e poi ci sono la Nebiolo HT e la start up Abr Srl di Dittaino (Enna), la Ingham/Sport&Premi Srl di Palermo, la Valtessile di Bronte e la Vestilavoro di Catania, la Zeta Srl di Monreale (Palermo).
Anche nella logistica, basti l’esempio del Distretto Meccatronica che ha messo a disposizione oltre 250 veicoli per la consegna rapida in tutta la Sicilia.
E che dire dell’inventiva e dell’adattabilità?
Testata positivamente presso il Policlinico di Palermo una maschera subacquea del tipo “gran facciale” con l’attacco per lo snorkel (il tubo per respirare) modificato con uno simile creato con stampante 3D per essere collegata ad apparati ventilatori ed adottata in reparti di terapia sub intensiva e, certamente, per altri ed ulteriori utilizzi salvavita. Una di queste aziende che hanno risposto positivamente all’iniziativa di stampare le valvole salvavita è 3DItaly della sede di Ragusa: Salvo, Davide e Dario, che si sono uniti insieme a tutti gli altri a livello nazionale, e in tempi record hanno prodotto i primi esemplari, già impacchettati e pronti per essere spediti!
In appena dieci giorni sono 165 le domande arrivate da aziende di tutte le province pugliesi ma anche da altre regioni, come Basilicata e Campania, al Politecnico di Bari per ricevere sostegno tecnico nella riconversione della produzione, con l'obiettivo di fabbricare mascherine e dispositivi di protezione utili durante l'emergenza Coronavirus.
Il Politecnico di Bari ha, infatti, costituito un gruppo di lavoro che fornisce indicazioni utili alle imprese che vorrebbero traslare la loro attività nella produzione di dispositivi per affrontare e contenere la diffusione del Covid-19, da destinare alla popolazione e al personale sanitario.
A sua volta utilizzabile con quella semplice ma geniale modifica di un medico pugliese, il professor Vito Marco Ranieri, che consente di collegare due respiratori ad un ventilatore raddoppiando, nei fatti, la possibilità di dare assistenza in caso di deficit respiratorio.
Non c’è un’azienda sul territorio? Semplice! Raffadali e Sternatia: due cittadine casualmente “gemellate” in questa “missione per la vita”: la cittadinanza è stata arruolata dai rispettivi sindaci per la produzione artigianale di mascherine e tutto quel che serve contro questo mostro che in qualche modo stiamo tenendo lontano, nonostante tutto e tutti, anche se è grande la paura che possa strisciare tra i nostri “vecchietti” , tra le persone più deboli, ma anche attaccare giovani per motivi più disparati e casuali.
Così come tante altre cittadine e singole persone volontariamente impegnate nel produrre queste piccole e grandi difese per i cittadini.
Insomma, plastica e tessile; chimico e logistico; creazione ed innovazione che sia a livello industriale o anche semplicemente artigianale, il Sud Italia non perde la sua vitalità ed il suo ingegno, il suo spirito di sacrificio ed il suo orgoglio con la voglia di dare una mano sempre ed a chiunque nonostante la colpevole e storica carenza di mezzi economici e strutturali, nonostante una rete viaria che scandalizza chiunque, nonostante le difficoltà connesse ad una rete ferroviaria eufemisticamente “da primi ‘900”.
Dare una mano sempre ed a chiunque e poco importa se tra questi “chiunque” ci sia chi quella mano possa morderla: oltre tremila anni di ospitalità, di confronto con tutte le più grandi culture di ogni epoca, il confine mentale e culturale costituito dall’orizzonte del mare ci hanno abituato a riflettere ed aprire le braccia perché un mare chiuso è morto mentre il nostro mare è vivo, profondo, talvolta tempestoso, ma sempre pronto a donare il meglio per chi voglia accettarlo.
Il mare. La nostra anima.
Giuseppe Oliva e Alfredo Faletti
Leave a Reply