Di Loredana Fasano.
"Un terrorista islamico in meno è un problema in meno".
Da un ex ministro sentir definire Soleimani un ‘terrorista islamico” appare perlomeno una stupidaggine, ma dalla propaganda rozza e primitiva di sua nullità, non potevamo certo aspettarci una analisi da statista.
Invece, la faccenda, purtroppo, è seria.
Nel 1997 fu prodotto ad Hollywood un film di fantapolitica , “Sesso e potere” , con Robert De Niro e Dustin Hoffmann. Trama del film: a pochi giorni dalle elezioni scoppia lo scandalo delle avance del Presidente USA a una scout girl in visita alla Casa Bianca. A quel punto le possibilità di rielezioni sono compromesse, ma il cervellone che si occupa dell’immagine del presidente propone una contromisura e cioè inventarsi lo scoppio di una finta guerra in Albania , in modo da distrarre l’opinione pubblica da altri temi. Il cervellone è tanto bravo che riuscirà a far credere a tutti che sia davvero in atto la guerra.
Come spesso accade la realtà supera la fantasia . Oggi il Presidente USA Donald Trump è in stato di accusa deliberato dalla Camera dei Deputati. Nei prossimi giorni il Senato dovrà giudicare questa accusa e se la riterrà fondata, con una maggioranza dei 2/3, il Presidente verrà destituito. Apparentemente i voti non ci sono, ma si possono inserire molti fattori imprevedibili e non connessi con l’accusa (che riguarda un abuso di potere commesso da Trump per screditare un suo possibile avversario alle prossime presidenziali) , come, ad esempio, una cordata in casa Repubblicana contraria alla ricandidatura di Trump.
Meglio evitare ogni rischio ed inventarsi una via di uscita . Una guerra, in questo caso vera. Chi mai potrebbe destituire un Presidente nel bel mezzo di una guerra? Per farlo però Trump ha bisogno di mettere il congresso con le spalle al muro. La guerra non può dichiararla lui, per costituzione spetta al congresso. Allora Trump compie un atto che come conseguenza non potrà che costringere il nemico alla guerra e da ordine di uccidere in territorio di uno stato straniero il numero due dello Stato Iraniano, il braccio destro armato dell’ayatollah Khamenei.
La risposta non si fa attendere. Fatti i funerali di stato cui hanno partecipato 7 milioni di persone ( con 37 morti nella calca) l’Iran è passato dalle parole ai fatti e questa notte ha lanciato 22 missili contro le basi militari USA in Iraq ( si pensa che di missili ne abbia oltre 4000 ). In contemporanea con l'attacco un aereo decollato da Teheran si schianta e perdono la vita 176 persone. Sarà una coincidenza, certo ben strana. Khamenei ha dichiarato che se gli USA risponderanno il prossimo attacco missilistico avrà come bersaglio Israele.
Quella che ha messo in moto Trump è la tempesta perfetta. Con la sua decisione infatti ha ottenuto di ricompattare gli sciiti di tutto il medio oriente e di consolidare la leadership di Khamenei duramente contestata negli ultimi tempi, tanto che l’Ayatollah ha fatto sparare, il mese scorso, sulla folla dei manifestanti che lo contestavano uccidendo centinaia di persone. Ha ottenuto di fare diventare carta straccia l’accordo sul nucleare firmato a Vienna nel luglio 2015 fra USA, Russia, Cina, Francia, UK e Germania da una parte e Iran dall’altra, con il quale quest’ultimo accettava di fermare l’arricchimento dell’uranio a fini di costruire bombe atomiche. Ha creato una situazione in cui i sunniti dell’Arabia Saudita, il paese più oscurantista al mondo, alleato degli USA e sterminatore delle popolazioni civili in Yemen e Siria, riavanzeranno le proprie pretese di egemonia in medio oriente che sinora avevano trovato come ostacolo proprio l’Iran. Infine ha messo con le spalle al muro Israele. Questo è l’aspetto più preoccupante. Il parlamento israeliano ha più volte approvato risoluzioni che impegnano il suo governo a compiere tutti gli atti possibili, nessuno escluso, per evitare che un paese musulmano del medio oriente potesse dotarsi della bomba atomica. Ha dichiarato altresì che questa è una questione di sopravvivenza dello Stato ebraico non suscettibile di compromesso alcuno. Già nel 1981 (operazione Babilonia in Iraq) e nel 2007 ( in Siria) ha attaccato e distrutto i siti nucleari ivi esistenti, incurante delle condanne da parte dell’ONU. Se Israele ha notizia che con gli attuali sviluppi l’Iran potrebbe presto diventare potenza nucleare, non ci penserà due volte e, Trump o meno, attaccherà l’Iran.
Ieri, in una intervista diffusa da tutte le agenzie stampa del mondo, Robert De Niro ha testualmente dichiarato : “ Trump è un criminale , non voglio che muoia, ma voglio vederlo in carcere”.
Se questo sentimento sarà quello che si diffonderà in questi giorni nel popolo USA ci saranno buone possibilità che, prima che sia troppo tardi, parte dei repubblicani si mettano una mano sulla coscienza e decidano di destituirlo. E’ una delle poche vie di uscita che gli USA hanno, per iniziare dopo delle nuove trattative.
Se non sarà così inizierà una guerra devastante perchè a differenza delle altre volte gli USA non avranno lo scudo dell’ONU. Russia e Cina non staranno a guardare astenendosi in sede di consiglio di sicurezza. E’ bene ricordare che la seconda guerra del golfo fu sostanzialmente tollerata dall’ONU perchè gli USA avevano dichiarato di essere certi, oltre ogni ragionevole dubbio, che Saddam avesse un vasto arsenale di armi di distruzione di massa, chimiche e biologiche. Di queste armi non se ne trovo’ traccia e nel 2014 il Parlamento Britannico approvo la famosa relazione “rapporto Chilcot” che appurò come quella dell’esistenza di armi di quel tipo era falsa e fu usata come pretesto.
La seconda guerra del Golfo è gia stata consegnata alla storia come guerra per il petrolio. Oggi la guerra che si profila potrà anche avere questo obiettivo concomitante ma è sostanzialmente diversa perchè trae origine dalla mente di un folle. La storia attesta quanto possano essere terribili le decisioni di un singolo governante. Sinora i casi sono stati quelli di dittatori e tiranni o monarchi assoluti. Oggi bisogna prendere atto che anche la democrazia può produrre simili mostri e che tutti devono essere chiamati a fare il possibile per fermarli in tempo. Un paese democratico ha gli strumenti per correre ai ripari. Si spera che gli USA sappiano usarli.
2 Comments
Nicola
perché gli USA sono un Paese democratico ??
Non direi!