Recovery Fund: attenzione, siamo solo all'inizio!

Recovery Fund: attenzione, siamo solo all'inizio!

Recovery Fund: attenzione, siamo solo all’inizio!

NEXT GENERATION EU, dal Mezzogiorno per una prospettiva diversa per il nostro Paese.

di Pasquale CATANEO e Paolo MANDOLITI*

Lo studio completo qui

Lo studio (il dossier) del Movimento 24 Agosto sull'Equa Ripartizione delle Risorse del Recovery Fund, che da fine luglio abbiamo redatto (a seguito dell'accordo siglato in sede europea), applicando pedissequamente i tre criteri utilizzati dalla Commissione Europea (popolazione, tasso medio di disoccupazione degli ultimi cinque anni e inverso PIL pro-capite) ha trovato accoglimento sostanziale nei relativi Atti parlamentari, approvati dal Senato e dalla Camera, con il suggello nella Relazione della V^ Commissione (Bilancio, Tesoro e Programmazione) sull’Individuazione delle priorità nell’utilizzo del Recovery Fund approvata lo scorso 13 ottobre dall’Assemblea della Camera dei Deputati.

Per conseguire questo risultato epocale, noi del M24A-Equità Territoriale abbiamo condotto un'opera di informazione a "tambur battente" con i pochissimi mezzi di comunicazione a disposizione (le dirette del nostro Presidente Pino Aprile in primis sui social, la divulgazione di tutti i nostri dirigenti ed attivisti con i media locali molto più attenti di quelli nazionali che ci hanno sempre snobbato, con le rare eccezioni del Mattino, della Gazzetta del Mezzogiorno ed una recente lunga intervista al Quotidiano del Sud) e formalizzando la consegna del nostro dossier/studio con PEC inviate a tutti i governatori e presidenti dei Consigli regionali del Mezzogiorno (senza ricevere alcun riscontro) e, più recentemente, al Presidente Conte ed a molti parlamentari. Alcuni di questi ultimi (pochi per la verità), dagli inizi di agosto hanno mostrato almeno fattiva attenzione che si è anche riverberata negli interventi in Commissione ed in Aula.

Elemento principale sul quale si è basato e sviluppato il dossier del Gruppo di Studio Tematico “Economia e Sviluppo” è stato quello dell’applicazione anche in Italia, nella ripartizione degli stanziamenti, dei tre criteri previsti nell’accordo raggiunto tra gli Stati membri e Commissione UE.

E così è stato, infatti, per la ripartizione delle risorse del Recovery Fund destinate all’Italia sul totale complessivo di 209 miliardi di euro, come specificato a pag. 20 della Relazione citata risulta che: “appare necessario applicare, con eventuali aggiustamenti, il criterio di riparto tra i Paesi previsto per le sovvenzioni dal Dispositivo di ripresa e resilienza (popolazione, PIL pro capite e tasso di disoccupazione) anche all’interno del Paese (tra le regioni e le macro-aree), in modo da sostenere le aree economicamente svantaggiate, come indicato dalla XIV Commissione.”

Pertanto, con riferimento alle pessime condizioni economiche e sociali del Mezzogiorno, dovranno essere destinate in questa macro area, applicando tale previsione, circa il 70% delle risorse totali.

Non solo, è peraltro specificato, come affermato dal Movimento per l’Equità Territoriale, che tali risorse saranno aggiuntive e non sostitutive rispetto all’intervento ordinario dello Stato, infatti, sempre a pag. 20 si legge: “Le risorse che affluiranno al Sud attraverso il PNRR vanno a sommarsi agli ordinari finanziamenti europei per la crescita e la convergenza nell’ambito del QFP 2021-2027 e alla quota di cofinanziamento nazionale.”.

Il nostro dossier non è stato contestato da nessuno. Le nostre tesi sono state anche citate in alcune audizioni fatte dalle due Commissioni la 5^ e la 14^ e incluse nelle memorie scritte.

Nel dibattito politico, susseguitosi in questi tre mesi, in molti hanno cercato in tutti i modi di convincere gli italiani (e i parlamentari) che il 34% (e qualcosina in più se facevamo i bravi….) era il quantum (relativo al solo criterio della popolazione) che spettava al Mezzogiorno.

Ci hanno provato Zingaretti, la De Micheli e altri, con nostra somma sorpresa, ultimamente, anche chi doveva difendere il nostro territorio e la coesione!

Non biasimiamo Bonaccini, Zaia e Fontana, che hanno già dimostrato con l’autonomia differenziata di fare solo gli interessi delle loro regioni e del Partito Unico del Nord anche a detrimento dei vigenti principi costituzionali e della legislazione correlata. La contraddizione più rilevante però emerge dalle posizioni assunte in merito dal Segretario del Partito Democratico, dal ministro per il Sud e, soprattutto, anche dalla responsabile del MIT. Quest’ultima dovrebbe avere la stessa attenzione per le infrastrutture e i trasporti di tutto il territorio italiano; in realtà si sta mostrando sempre più a sfavore del Sud e delle Isole, come ad esempio per la cd. Altr@ Velocità ferroviaria nel Mezzogiorno DIVERSA rispetto all’Alta Velocità VERA realizzata nel resto del Paese con i soldi di tutti gli italiani. Noi, tutto ciò non l'abbiamo proprio mandato giù.

E ci siamo andati giù duri. Così duri che, finalmente, anche nel PD qualcuno si è accorto del nostro dossier e insieme con altri parlamentari meridionali (dei gruppi: Misto, M5S, Italia Viva), più attenti e vigili, l’hanno “proiettato”, sia negli interventi sia negli atti, in Parlamento.

In uno Stato normale, correttamente solidale ed equo, con una parte della sua popolazione che ha: a) un tasso medio di disoccupazione del 17,1 nel Mezzogiorno rispetto al 7,5% del Centro-Nord da circa 10 anni; e b) un reddito pro-capite medio di 19 mila nel Sud e Isole rispetto ai 33 mila euro del Centro-Nord; non ci sarebbe stato bisogno di portare all'attenzione dell'opinione pubblica e del Parlamento tutto ciò. Già, in uno Stato ….normale!

Non cosi, purtroppo, in uno Stato, finora, patrigno nei confronti di un terzo della Sua popolazione e di quasi la metà del Suo territorio, deprivati da sempre (a partire dall'Unità del Paese per finire al “furto” di 61 miliardi all'anno sottratti negli ultimi 20 anni al Mezzogiorno per dare di più al Nord). La riprova di ciò, nel passato, sta nella sperequazione operata nell'ultimo massiccio intervento internazionale nei confronti del nostro Paese (ci riferiamo al Piano ERP-Marshall). Quindi, diversamente da allora, qualcuno doveva agire, studiare, scrivere, denunciare e proporre.

Come M24A-ET non potevamo rimanere fermi rispetto a ciò che stava per succedere ancora oggi con il Recovery Fund. Proprio per quanto già accaduto, negli anni ’50, con il Piano ERP quando, a fronte dei gravi e rilevanti danni provocati dalla 2^ guerra mondiale, soprattutto nel Mezzogiorno, il governo dell’epoca destinò l'87% delle risorse ERP al Nord, riservando il 13% residuo al Sud e Isole cagionando: l'ulteriore emigrazione (anche verso l'estero), la scarsa dotazione infrastrutturale per quantità e qualità, i ridotti servizi e risorse materiali e finanziarie che, insieme ad altre cause endogene, hanno contribuito a determinare l’odierno, insostenibile, divario socio-economico.

Consapevoli di questa pregressa discriminazione e quella prospettata con il 34% del Recovery Fund sono stati e sono necessari sia l'intervento e sia l’azione politica del M24A-ET.

Così come è stata essenziale e cruciale la nostra manifestazione, in piazza Montecitorio a Roma, lo scorso 6 ottobre, nel pieno delle audizioni (con citazioni delle nostre proteste/proposte nelle memorie scritte nei lavori delle Commissioni parlamentari che si stavano occupando del tema).

Lo sottolineiamo, in un Paese EQUO e GIUSTO tutto ciò avrebbe dovuto essere AUTOMATICO e senza la necessità del NOSTRO intervento, ma l'esperienza, purtroppo, della continua DISAPPLICAZIONE del secondo comma dell'articolo 3 della Costituzione (al pari di altri articoli, come il secondo comma, lettera m) dell'art. 117, sulla determinazione dei LEP) ha mosso le nostre coscienze e ci ha dato la spinta emotiva e morale ad intervenire ed agire per il rispetto dei cittadini ed il sistema produttivo del Mezzogiorno.

Da troppi anni, purtroppo, assistiamo e viviamo in DUE PAESI E DUE MISURE con DIRITTI DI CITTADINANZA DISUGUALI, dove, sempre con legge, si è dovuto intervenire per la determinazione della misura minima (la "famigerata" quota del 34% legata alla popolazione residente) della spesa in conto capitale ordinaria da effettuare nel Mezzogiorno dallo Stato incluso i suoi maggiori IPN, facenti del cosiddetto Settore Pubblico Allargato, disallineati al ribasso, e di molto, come dimostrato dai Conti Pubblici Territoriali nel Sud e Isole.

Anche questo ambito della cd. Spesa pubblica allargata è stato direttamente funzionale all'allargamento del divario sociale ed economico tra macro aree italiane ad esempio non progettando e non realizzando molte opere nei tre cicli di programmazione dal 2000 ad oggi, non spendendo tutte le risorse destinate dall’UE, e nei Contratti di servizio con lo Stato nel Meridione.

Potremmo continuare con molti altri esempi di SPEREQUAZIONE di risorse, sempre a favore del Nord (sono stati scritti libri sull'argomento), ma vi faremmo soltanto adirare ancor di più.

Oggi, con gli Atti approvati alla Camera ed al Senato (nei fatti sono più espliciti e completi soprattutto la relazione della V^ Commissione della Camera sulla Individuazione delle priorità nell’utilizzo del Recovery Fund che somma i rilievi effettuati da tutte le altre Commissioni ) si stabilisce che i criteri di ripartizione all'interno dei confini italiani dovrà seguire quello dell'Europa per gli Stati membri.

Ma, tranquilli, sappiamo benissimo che è soltanto il primo punto a nostro favore di un lungo match. Certamente il potere economico-politico del partito unico del nord non starà a guardare. Lo sappiamo, ne siamo consapevoli, e abbiamo in cantiere già le contromosse.

Siamo altresì consci, dopo la battaglia finita con l'arresto, finora, della cd. “Autonomia differenziata(siamo “il fiato sul collo” per chi pensava di fare come al solito) e ora con questa sul Recovery Fund, che siamo solo all'inizio della belligeranza politica per l’equità territoriale.

Una sola ed accorata esortazione finale a chi è sfiduciato, a chi non ritiene che le cose che non vanno non possano cambiare.

Unitevi a noi del M24A-ET, insieme possiamo rendere questo Paese più equo e più giusto, più costituzionalmente orientato a dare uguaglianza sostanziale e formale a tutti i suoi cittadini. E, magari, a far tornare chi è andato via. Ne trarremo vantaggi tutti, ne trarrà vantaggio l’intero Paese.

*Direttivo Nazionale M24A-ET e Referenti GdST nazionale "Economia e Sviluppo"

Paolo Mandoliti

Paolo Mandoliti

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