DA FONTANA A BONACCINI, DA ZAIA A TOTI, ALL’ASSALTO DEI SOLDI DEL SUD. MA C’E’ UNA NOVITA’, ORA DEVONO FARE I CONTI CON IL SUD UNITO
di Raffaele Vescera*
Non c’è più ritegno in questa Italietta da operetta, chi più ha ricevuto più deve avere. Dar da mangiare al sazio, l’affamato crepi pure. È la logica di questo paese ingiusto fondato sul principio del “Prima il Nord”, agitato apertamente dalla nauseante Lega nord, e praticato nei fatti dagli altri partiti, finta sinistra di marca Pd compresa. È così che i presidenti delle regioni del Nord, da est a ovest, dal Veneto alla Liguria, passando per Emilia Romagna e Lombardia avanzano assurde pretese di ripartizione dei 209 miliardi del Recovery fund che, ricordiamolo, sono destinati per il 70% a risanare il divario del Mezzogiorno.
L’impresentabile Fontana, incapace persino di contare i propri morti, per la Lombardia pretende ben 36 miliardi di euro, altrettanti ne vuole Zaia per il Veneto, ancora di più ne chiede Bonaccini per l’Emilia Romagna, mentre Toti per la piccola Liguria si “accontenta” di soli 20 miliardi. Se poi ci mettiamo il Piemonte e perché no, Val d’Aosta, Trento, Bolzano e Friuli, non basterebbero i 209 miliardi per accontentarli tutti. E il Mezzogiorno, cui di diritto, non per elemosina, spettano 145 miliardi? Si arrangi.
C’è chi sostiene che i politici del Nord sanno fare gli interessi della propria gente mentre quelli del Sud no. Ma rubare ai poveri per dare ai ricchi è una spregevole sconcezza. Con questo andazzo il rischio è che l’Europa, vista l’indecente pretesa sui fondi, respinga il piano italiano, annullando lo stanziamento.
Le “giuste” ragioni esibite da questi politicanti arraffoni? Le solite, il Nord è la locomotiva del Paese, se riparte il Nord riparte l’Italia, le regioni del Nord sanno spendere meglio i fondi europei. Tutte ragioni dei nostri stivali. L’Italia, nonostante la cosiddetta locomotiva padana sia stata ampiamente foraggiata di fondi pubblici negli ultimi decenni è il paese che cresce meno in Europa. Tutti gli studi economici ci dicono che lasciare il Sud in condizioni di sottosviluppo economico, come fa l’Italia, impedisce la crescita del Paese. Un euro investito al Sud porta un beneficio di crescita di 40 centesimi, investito al Nord quasi nulla. Avete presente quei trenini che devono salire in montagna affrontando forti pendenze? Una sola locomotiva in testa non ce la fa a farli salire, se ne aggiunge una in coda a spingere.
Altra falsità è che il Nord spenda meglio i fondi pubblici. Avete presente l’alta velocità ferroviaria Milano-Torino costata 67 milioni di euro a km, sette volte di più che nella vicina Francia? Avete presente il Tav in Val di Susa e l’Expo di Milano e il Mose di Venezia e la pedemontana veneta e la Brebemi e chi più ne ha? Non si contano i soldi buttati e rubati. Dal Sud non ci pervengono simili atti predatori. Anzi, il Sole 24 ore ci informa che la regione italiana che spende meglio i fondi europei è, sissignori, la terronica Puglia.
Tuttavia c’è una novità che inizia a tormentare i sogni di gloria dei governatori del Nord. Per la prima volta nella conferenza delle Regioni, presieduta proprio dal rapace Bonaccini, si sono ritrovati contro tutti quelli del Sud, finalmente uniti dopo 50 anni nel rivendicare i diritti dei propri cittadini, nel nome di giustizia ed equità. I presidenti del Nord, secondo quanto riferito dal vicepresidente della Regione Campania, Bonavitacola, hanno reagito con un sorriso amaro. È solo il primo passo. Sappiano costoro, impegnati a trafugare al Sud 61 miliardi di euro l’anno e a istituzionalizzare tale furto con la cosiddetta “autonomia regionale”, che il vento è cambiato. Anche grazie all’azione rivelatrice del Movimento per l’Equità Territoriale che ha mostrato il re nudo. Nessuno d’ora in poi potrà più dire “io non sapevo”.
*Direttivo nazionale M24A-ET
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