di Raffaele Vescera*
Altra puntata della novela Recovery plan. Dopo le accuse di penalizzazione del Sud, lanciate in primis dal nostro movimento, riguardo la riduzione dei fondi spettanti, corrispondente a una sottrazione di una settantina di miliardi di quanto dovuto al Mezzogiorno, sottrazione coperta fittiziamente dal trasferimento di 20 miliardi di Euro dai fondi Coesione e sviluppo, soldi già dovuti al Sud per legge, arriva la smentita del ministro per il Mezzogiorno Provenzano. Non c’è penalizzazione per il Sud, sostiene il ministro, poiché i soldi del fondo coesione e sviluppo sono aggiuntivi e servono a far partire le opere al più presto, in quanto già disponibili. In seguito tali fondi saranno compensati dall’arrivo di quelli del Recovery plan. Conclude Provenzano.
Sarà vero? Staremo a vedere come si dipana l’imbrogliata matassa che ci riserva una novità al giorno. Garbuglio aggravato dall’entrata a gamba tesa di Renzi che, a fronte di un piatto di oltre 200 miliardi di euro, dal basso del suo risicato 2% di voti, lancia il ricatto di far cadere il governo se Conte non dovesse farlo partecipare da protagonista alla definizione del piano. Che cosa chiede Renzi? Difficile dirlo, più che serie proposte Renzino fa manovre di palazzo per realizzare il suo sogno: far cadere il governo Conte e sostituirlo con il cosiddetto “governo nazionale”, con l’appoggio dell’altro Matteo leghista, guidato o meno da Draghi. Prospettiva ancora più nera per il Sud, considerando lo spessore non solo politico dei due Matteo. Mossa sciocca e insensata poiché provocare una crisi di governo in piena pandemia sarebbe pura follia e spazzerebbe via il partito degli irresponsabili.
Per l’intanto, resta la lotteria della quota spettante al Sud dei 209 miliardi del Recovery fund, il 70% ovvero 145 miliardi come previsto dai criteri europei per risanare il vergognoso divario riservato dall’Italia al Mezzogiorno. Oppure il 34% come lasciato trapelare più volte da voci di governo, 34% poi elevato al 50% ma con l’inserimento dei fondi coesione e sviluppo. Si vedrà. Noi del Movimento per l’Equità territoriale intanto non abbasseremo la guardia e non ci fideremo di parole e promesse. Vogliamo vedere i fatti: il 70% non si tocca: Non un passo indietro.
*direttivo nazionale M24A-ET
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