di Antonio Picariello*
La situazione è incerta, difficile, drammatica. Una cosa è certa: sappiamo chi ringraziare. L’innominabile mezzo sigaro toscano ha portato a termine il compito per il quale aveva contribuito alla nascita del Conte bis: farlo cadere sotto i colpi delle lobbies bancarie e confindustriali che rappresenta. Tesi complottistiche? Per bacco, anche se lo fossero sarebbero sempre ben più realistiche di quelle propinateci dalla carciofara, dal cazzaro e accoliti annessi.
Del resto basta tornare con la mente alle insulse richieste e alle banali motivazioni addotte da Matteo II da Rignano per comprendere che è tutta una questione di soldi, quelli del Recovery Fund. Parafrasando Sergio Leone verrebbe da dire “209 miliardi sono tanti, dobbiamo guadagnarceli!”
Solo che il “brutto” Renzi i 209 miliardi sta per farceli perdere e nella migliore delle ipotesi se li metterà in saccoccia il “cattivo” Salvini (suo segreto alleato) ai danni del “buono” (ma fino a un certo punto) Conte in una inedita riedizione del triello più famoso della storia cinematografica.
Elezioni anticipate, insomma … forse. Perché se così non fosse, al di là della intrinseca pericolosità dovuta alla pandemia, rischieremmo un governo (che sia Conte ter o meno) rivoltato come un calzino e che punta, ancor più del precedete, decisamente a nord, con esponenti del nord, che faranno solo gli interessi del nord. E così a pagare per i pochi saranno ancora i molti … quelli a Sud. Una storia trita e ritrita che di certo non vorremmo rivedere, anche alla luce del fatto che se sono riusciti nell’impresa di mandare a casa il governo più meridionale (non meridionalista) di sempre, non oso immaginare cosa accadrebbe al Mezzogiorno con un governo più settentrionale (e settentrionalista) di sempre. Di certo il cazzaro direbbe che il ponte sullo stretto non vuole più farlo e il facente finzione Spirlì lo seguirebbe a ruota, rimangiandosi tutto quanto sproloquiato fino ad oggi. Di certo il Recovery Fund sarebbe ripartito come il piano Marshall e forse anche peggio. Di certo la sorte del Mezzogiorno, dei suoi giovani, dei suoi bambini, dei suoi anziani, delle sue donne, delle sue imprese, dei suoi porti e aeroporti (e chi più ne ha più ne metta) sarebbe segnata. A meno che…
A meno che, in uno scenario simile, il Sud (tutto) non si svegli dal torpore e dall’inganno. A meno che chi non si è già svegliato lotti per destare chi è sopito. A meno che dalle urne non esca, a Sud, un risultato clamoroso, inaspettato e rivoluzionario che ribalti i giochi.
Utopia? Chi può dirlo…la chiamerei più, parafrasando il Bonomiano pensiero, una “visione” che spero e voglio che sia realistica, meglio, reale!
Cari amici, se dovesse giungere il tempo delle elezioni, avremo la possibilità di determinare il nostro destino. Se non lo faremo finiremo a lottare nelle strade con i forconi per una rivoluzione che si renderà necessaria perché ci avranno rubato tutto.
*M24A ET - Campania
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