di Antonio Picariello*
La guerra è antica almeno quanto il genere umano. Potemmo addirittura dire che nasce con l’uomo. E nonostante le devastazioni, le vittime, le violenze che essa porta con sé, l’uomo non ne ha mai fatto a meno. Perché in fondo l’essere umano non è un essere ragionevole per quanto si sforzi di esserlo. Ci sono interessi, problematiche e situazioni di fronte alle quali perde totalmente la tensione alla ragionevolezza, semmai l’abbia avuta. Nel corso dei secoli tali interessi, problematiche e situazioni si sono palesati in diverse modalità e le “giustificazioni” o le “motivazioni” dei conflitti che hanno attraversato la storia sono state altrettanto disparate.
Tuttavia c’è un filo conduttore in tutte le guerre, dalla più “insignificante” alla più spaventosa, e non è mai quello che ci dicono sia. Non esistono infatti guerre etniche, religiose, di confine, politiche, coloniali, ideologiche che dir si voglia. Esiste la guerra economica che diventa militare quando si raggiunge il punto di rottura.
Che si sia raggiunto questo punto è evidente a tutti ma chi vi abbia contribuito per primo è impossibile determinarlo. A nulla vale ricercare le cause nell’espansione NATO a est e al diritto di “difendersi” di Putin e della Russia. Di difensivo una guerra non ha mai nulla. Le operazioni militari in corso sono di fatto un’aggressione nei confronti di uno stato libero e indipendente da parte di un altro stato che senza alcuna dichiarazione di guerra, bensì con pretesti costruiti ad arte, ha messo piede in Ucraina.
Pretesti come motivazioni, dunque, ma uno stato come la Russia, governato da oligarchi iperliberisti, che concentra il suo Pil, minore di quello della Spagna, prevalentemente sulle loro attività ha bisogno di diversificare, ha bisogno di annettere territori come l’Ucraina, pena la sua dissoluzione economica e politica.
Ed allora guarda a Sud, guarda all’Ucraina. Perché? Lo spiega molto bene Andriy Futey, presidente dell’Ukrainian Congress Committee of America Ukrainian World Congress. L’Ucraina ha un’estensione pari a due volte quella dell’Italia e maggiore della Francia. I soli territori del Donbass sono grandi quanto la Svizzera. Ha dei porti, a partire da quello di Odessa, che movimentano un’ingente quantità di merci e nei quali gli interessi europei, specialmente della Germania, sono fortemente radicati. Ma non è solo questo l’Ucraina.
A livello economico è
- 1° in Europa per comprovate riserve recuperabili di minerali di uranio;
• 2° posto in Europa e 10° posto nel mondo in termini di riserve di minerale di titanio;
• 2° posto al mondo in termini di riserve esplorate di minerali di manganese (2,3 miliardi di tonnellate, ovvero il 12% delle riserve mondiali);
• 2a più grande riserva di minerale di ferro al mondo (30 miliardi di tonnellate);
• 2° posto in Europa per riserve di minerale di mercurio;
• 3° posto in Europa (13° posto nel mondo) per riserve di shale gas (gas da argille, 22 trilioni di metri cubi)
• 4° al mondo per valore totale delle risorse naturali;
• 7° posto al mondo per riserve di carbone (33,9 miliardi di tonnellate)
L’Ucraina è, inoltre, anche un grande Paese agricolo, tanto che è in grado di soddisfare il fabbisogno alimentare di 600 milioni di persone:
- 1° in Europa per superficie a seminativo;
• 3° posto al mondo per superficie di suolo nero (25% del volume mondiale);
• 1° posto al mondo nelle esportazioni di girasole e olio di girasole;
• 2° posto al mondo nella produzione di orzo e 4° posto nelle esportazioni di orzo;
• 3° produttore e 4° esportatore di mais al mondo;
• 4° produttore mondiale di patate;
• 5° produttore di segale al mondo;
• 5° posto al mondo per produzione di api (75mila tonnellate);
• 8° posto nel mondo nelle esportazioni di grano;
• 9° posto al mondo nella produzione di uova di gallina;
• 16° posto nel mondo nelle esportazioni di formaggi.
A livello industriale poi occupa un ruolo prominente nell’economia mondiale
- 1° in Europa nella produzione di ammoniaca;
• 4° sistema di gasdotti naturale più grande d’Europa (142,5 miliardi di metri cubi di capacità di flusso di gas nell’UE);
• 3° in Europa e 8° al mondo per capacità installata di centrali nucleari;
• 3° posto in Europa e 11° nel mondo per lunghezza della rete ferroviaria (21.700 km);
• 3° posto al mondo (dopo Stati Uniti e Francia) nella produzione di localizzatori e apparecchiature di localizzazione;
• 3° esportatore di ferro al mondo
• 4° esportatore mondiale di turbine per centrali nucleari;
• 4° produttore mondiale di lanciarazzi;
• 4° posto al mondo nelle esportazioni di argilla
• 4° posto al mondo nelle esportazioni di titanio
• 8° posto nel mondo nelle esportazioni di minerali e concentrati;
• 9° posto nel mondo nelle esportazioni di prodotti dell’industria della difesa;
• 10° produttore di acciaio al mondo (32,4 milioni di tonnellate).
Alla luce di questi dati, l’intero conflitto cambia forma e prospettiva. L’Ucraina gioca un ruolo strategico a livello economico non sottovalutabile oltre ad essere una vera miniera per diverse materie prime che farebbero gola a chiunque, Europa inclusa.
In conclusione si può affermare che la Russia ha preso con la forza ciò che l’Europa voleva prendere con la “democrazia”. Ed in entrambi i casi si trattava di un paese libero che aveva certamente il diritto di scegliere il proprio futuro. Ma alla fine si è trovato stretto tra l’incudine ed il martello e la propria volontà di schierarsi da una delle due parti, in una guerra “fredda” che durava già da un po’, è stata la discriminante.
Insomma, l’unica differenza sta nei metodi con i quali si conducono le guerre, ma esse sono sempre determinate da questioni economiche e pertanto da ripudiare senza se e senza ma perché sempre espressione degli interessi di pochi per i quali pagano le popolazioni inermi.
*Direttivo Nazionale M24A ET
Leave a Reply