di Daniele Quarta *
Il 18 dicembre scorso si è svolto un incontro “storico” dei Presidenti delle Regioni meridionali sul tema dell’attribuzione delle risorse europee del Recovery Fund.
Alla riunione hanno partecipato i Presidenti della Campania Vincenzo De Luca, dell’Abruzzo Marco Marsilio, della Basilicata Vito Bardi, del Molise Donato Toma, della Puglia Michele Emiliano, della Sicilia Nello Musumeci (unici assenti: Christian Solinas -Sardegna e Nino Spirlì -Calabria).
Perché un incontro storico? Perché all’interno di un evento eccezionale quanto irripetibile quale quello che vede l’Italia destinataria di un finanziamento da parte della Unione Europea di 209 MLD, i Presidenti di tutte le Regioni Meridionali si sono riuniti – al di là di divergenze ideologiche e di partito – come componenti di un’unica area geografica del Paese, il Mezzogiorno e hanno preso una posizione comune e chiara nei confronti del Governo.
Cosa ha detto il Mezzogiorno per bocca dei suoi Presidenti? Che la ripartizione territoriale delle risorse, provenienti dal Recovery Fund annunciata dal Governo è in contrasto con i con i criteri utilizzati in sede UE per l’assegnazione delle risorse fra i paesi membri, nonché con i generali principi di coesione sociale perseguiti dal Trattato di funzionamento dell’ UE e dalla nostra Carta costituzionale.
In poche parole, l’idea di assegnare al Mezzoggiorno il 34% dei Fondi Next Generation EU al posto del 70% spettanti dall’applicazione dei criteri europei al nostro Paese (studio effettuato da Movimento 24 Agosto - Equità territoriale) o del molto prossimo 66% ,calcolato dal Quotidiano del Sud in edicola lo stesso giorno, è sbagliato ed è assolutamente da rivedere. Lo hanno scritto nero su bianco e l’hanno spedito al Presidente Giuseppe Conte e Al Presidente della Conferenza delle Regioni e PA Stefano Bonaccini.
Finalmente il Mezzogiorno rilancia, alza il tiro, ed è pronto a sedersi al tavolo del negoziato della Conferenza Stato Regioni come un giocatore unico e con una posta pari a 20 Milioni di persone, che nessuna altra Regione del Paese può vantare!
La partita è ora tutta da giocare ed è la partita della vita, perché è qui che il Mezzogiorno si gioca il proprio futuro. È una partita assolutamente alla portata del Presidenti del Mezzogiorno, a patto però che il loro fronte si mantenga compatto e che la strategia adottata sia limpida ed efficace.
Dico questo perché alcune avvisaglie di ammorbidimenti nei toni della rivendicazione si cominciano a palesare in questa nuova e inedita compagine. Alcuni consiglieri regionali di maggioranza pugliesi (del gruppo "Popolari" ) ad esempio hanno dichiarano: “non ci soffermeremo a soffiare sul vento delle percentuali assegnabili alle regioni meridionali perché questa partita deve servire a ristabilire equità.”
Ebbene precisiamo che non è questo l'approccio e la strategia che ci aspettiamo! Al più è una una tattica con l’unico scopo di evitare un irrigidimento pregiudiziale da parte delle altre Regioni – ma di sicuro in questo modo non si va da nessuna parte!
Sedersi alla Conferenza Stato Regioni senza nessuna pregiudiziale sulle percentuali di assegnazione dei fondi alle Regioni Meridionali, ma solo sulle cose concrete da fare per colmare il GAP Nord-Sud del Paese, è un suicidio premeditato. Se si volesse partire dalle cose da fare le Regioni del Centro Nord avrebbero già partita vinta! Quale straordinaria opportunità avrebbero nel pretendere di finanziare primariamente la cosiddetta “locomotiva” d’Italia a cui tutto il Paese è agganciato!
No, qui la vera partita deve essere tutta pregiudiziale! È una partita sul “quantum”, già definito dalla UE, che deve essere trasferito al SUD (circa il 70% e non il 34% proposto)! È da qui che deve partire il negoziato e su questo non si può e non si deve discutere! Dopo, si può ragionare su come usare quei fondi!
Perché questa strategia è da preferire e quale è il razionale che la sostiene?
Proviamo a spiegare in 10 punti le ragioni di questa strategia, sfatando anche alcuni famosi “luoghi comuni” nell’attuale dibattito politico:
1) La ripartenza dell’Italia è possibile solo dallo sviluppo e dalla ricostruzione del Mezzogiorno. Infatti, l’annullamento del solo differenziale esistente tra il Mezzogiorno ed il resto del Paese avrebbe un impatto sul PIL a due cifre nel prossimo decennio!
2) il Sud ha risorse (es. le vie del mare) che non appartengono a nessuna regione del Paese. Non sfruttarle è il più grosso danno economico alla Nazione dimostrato da una crescita del Paese da fanalino di coda in Europa negli ultimi vent’anni.
3) Il Sud non è strutturato per progettare e realizzare lo sviluppo? Bene si impegni anche il Nord a farlo. La posta in gioco è un vantaggio per l’intero Paese.
4) Investire nel Sud e uno spreco di risorse tra ruberie e “cattedrali nel deserto”? Falso, il vero spreco è solo non avere un’idea di Paese. Investire nel Sud per una equità socioeconomica è l’unica base per proiettare l’intero Paese tra i bid Europei. Non farlo in questa irripetibile occasione è miope oppure è antipatriottico!
5) Il Centro Nord ha tutto da perdere destinando la gran parte del RF al Mezzogiorno? Falso, per ogni €uro investito al Sud, il 40% ritorna al Centro Nord per l’interdipendenza economica tra le regioni del Paese.
6) Anche i finanziamenti al Centro Nord sono indirizzati allo sviluppo? Falso, il maggior sforzo richiesto serve solo a recuperare quanto perduto con il lockdown, è utile solo a consolidare un’egemonia economica del Centro Nord, non è indirizzato di certo per lo sviluppo dell’intero Paese.
7) Non si può abbandonare l’economia della “locomotiva” duramente ferita dall’emergenza pandemica? Falso, il 30% del RF è assolutamente capiente per una politica di sostegno tesa a ripristinare l’economia del CentroNord.
8) Ci sono progetti strategici al Centro Nord impossibile da trascurare? Nessun intervento infrastrutturale nel Centro Nord riuscirà a dare un differenziale apprezzabile in incremento del PIL perché si investe in un territorio economicamente saturo. Si farà, ma non adesso perché non è strategico al rilancio del Paese.
9) Da più parti si è convinti che il modello neo-liberista sia una delle principali cause del declino socioeconomico dell’Italia? Ebbene, investire al Sud (sufficientemente vergine di sviluppo) è l’unico modo per sperimentare il futuro, cioè sperimentare un nuovo modello di sviluppo distribuito, equo ed ecologico.
10) Le Regioni del Sud sono divise e sono in inferiorità sul tavolo negoziale della Conferenza Stato-Regioni? Falso, le regioni del Mezzogiorno hanno un potenziale che nessun altro contendente può sfoggiare su quel tavolo: il potere della ragione! Le Regioni del Centro Nord fanno finta di non capire? Allora i Presidenti siano chiari con la gente meridionale ed avranno dalla loro parte 20 Milioni di persone a sorreggere quella ragione.
Buon lavoro Presidenti delle Regioni del Mezzogiorno.
*M24A Equità Territoriale, Bari
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