SUL PONTE, ANCHE LA CARFAGNA SI ALLINEA AL PENSIERO UNICO DEL PARTITO UNICO DEL NORD

SUL PONTE, ANCHE LA CARFAGNA SI ALLINEA AL PENSIERO UNICO DEL PARTITO UNICO DEL NORD

SUL PONTE, ANCHE LA CARFAGNA SI ALLINEA AL PENSIERO UNICO DEL PARTITO UNICO DEL NORD

di Roberto Di Maria*

In una intervista al “Foglio” di oggi, 27 marzo 2021, la ministra per il Sud Mara Carfagna, parlando della “due giorni” organizzata per discutere sul crescente divario sud-nord, dice la sua a proposito del Ponte sullo Stretto. Rispondendo ad una specifica domanda dell’intervistatore, la ministra ne esclude l’inserimento nel Piano Nazionale di Rinascita e Resilienza perché “bisogna essere realisti: non possiamo farlo in cinque anni, e quindi non è fra le opere finanziabili dal PNRR”.

Una dichiarazione che sorprende parecchio, soprattutto se proveniente da chi rappresenta, all’interno del governo, un partito, Forza Italia, che del Ponte ha fatto praticamente una bandiera. Riproponendo una tesi curiosamente condivisa dai renziani, a parole favorevolissimi all’opera, come, a maggior ragione, dai grillini e dalle forze di centro-sinistra che, di fatto, non ne vogliono sapere.

Non entriamo nelle motivazioni politiche di un atteggiamento rispetto al Ponte sullo Stretto che, invero, dimostra un’unanimità di intenti, in senso contrario, degna di miglior causa; e che non conosce distinzioni non soltanto di partito, ma neanche di provenienza territoriale degli esponenti politici che se ne fanno interpreti.

Al proposito, mi limito a sottolineare i seguenti aspetti, squisitamente tecnici:

  1. Come è stato più volte spiegato pubblicamente da chi ha dimestichezza con il mondo dei Lavori Pubblici (l’ing. Ercole Incalza, per esempio) il termine del 2026 è del tutto errato, frutto, probabilmente, di una interpretazione “creativa” delle regole stabilite dalla UE. Che prescrive, invece, il termine del 2026 per avere i lavori in corso avanzato, con tutte le fasi realizzative e con il supporto analitico delle relative WBS: in termini comprensibili, i riferimenti analitici che fanno scattare i relativi pagamenti, proporzionali allo Stato di Avanzamento dei Lavori.
  2. Che il Ponte non sia realizzabile in 5 anni è un’affermazione da rivedere, anche alla luce di quello che stanno facendo in Turchia, (dove sono già al 4° ponte tra parte europea e parte asiatica del paese), con il 3° ponte sul Bosforo, realizzato in 3 anni, ed il Çanakkale bridge, sui Dardanelli, con una campata di oltre 2 km, che ne richiede 5. Per non parlare della Cina. Il crono programma del progetto definitivo del Ponte sullo Stretto prevede 6 anni di lavoro, comprensivi delle decine di km di gallerie da realizzare per raggiungere la struttura di attraversamento dalle reti autostradali e ferroviarie delle due sponde. Ma occorre considerare che questo progetto è stato approvato nel 2011, e quindi va aggiornato alle tecnologie nel frattempo sviluppate ed ai relativi tempi. In fase di progettazione esecutiva, essi potrebbero benissimo essere ridotti, magari escludendo alcune delle opere accessorie per realizzarle con altri fondi, nell’ambito di uno “stralcio funzionale”.
  3. Vorremmo chiedere alla Ministra del Sud: quali progetti inseriti nel PNRR sono realizzabili in 5 anni? Forse l’enorme diga del porto di Genova, che costa 1,3 miliardi e di cui si deve ancora mettere mano al progetto di fattibilità? O forse l’alta velocità Verona-Padova, di cui deve essere predisposto il progetto esecutivo e che prevedeva 5 anni e mezzo di lavori già in sede di progetto preliminare? O la circonvallazione ferroviaria di Trento, che prevede ben 12 km di tunnel, ancora in fase di progettazione preliminare?

Considerazione finale: l’intervistatore, dopo la risposta della Carfagna scrive testualmente “sgomberata questa piccola ossessione, si può parlare di…” continuando con le domande. Bene: quando persino gli intervistatori, più o meno infastiditi, usano il termine “ossessione” per definire un’opera in grado di rilanciare non la Sicilia, non il meridione, ma l’intera Italia in campo internazionale, rendendola porta della nuova Via della Seta per le merci dirette in Europa, possiamo dire che è ufficiale: la pervicace ossessione (il termine, in questo caso, è calzante) di relegare il Sud al ruolo di colonia sta affossando il nostro Paese. Se lo ricordi, la Ministra del Sud.

*Referente Nazionale Trasporti e Mobilità M24A-ET

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