TAP: UN DISASTRO AMBIENTALE INUTILE

TAP: UN DISASTRO AMBIENTALE INUTILE

TAP: UN DISASTRO AMBIENTALE INUTILE

Alle contestazioni mosse dal movimento NO TAP i Governi, nessuno escluso, hanno sempre risposto sottolineando l’importanza strategica dell’opera, destinata a scongiurare crisi energetiche.

Per dirla con Calenda: ”Se avessimo il Tap non dovremmo dichiarare lo stato di emergenza come faremo oggi”.

Il Ministro si riferiva ad un incidente occorso in Austria nel 2017, al gasdotto proveniente dalla Russia. E fu un clamoroso autogol perchè dimostrò che, nonostante l’interruzione di quella fornitura, non si verificò nessuna crisi. Furono sufficienti ad evitarla gli altri gasdotti rimasti operativi (da Algeria, Libia, Norvegia ed Olanda) senza dover nemmeno intaccare la riserva di gas stoccato nei rigassificatori .

Nonostante ciò anche il Governo in carica, contrariamente ai proclami sul Green New Deal, fa ricorso alla logica dell’emergenza, avendo approvato, nel dicembre 2019, un “Piano di emergenza del sistema italiano del gas naturale” (https://www.sviluppoeconomico.gov.it/images/stories/documenti/PE_2019.pdf), come se vivessimo nel costante pericolo di restare senza fonti di energia.

La verità è che pur di favorire gli investimenti nelle fonti fossili ed i profitti delle imprese che li gestiscono, argomenti ai quali anche l’UE si è dimostrata molto sensibile, ogni scusa è stata buona per avere fatto diventare il gas materia essenziale dapprima per la SEN (strategia energetica nazionale) e poi per averlo individuato come mezzo per realizzare la transizione energetica, come previsto nel Piano Nazionale Integrato per l’Energia ed il Clima. (https://www.mise.gov.it/index.php/it/198-notizie-stampa/2040668-pniec2030)

Solo questo può spiegare perchè si sono programmate opere quale TAP e nuovi rigassificatori, altra tragedia ambientale e monumenti alla stupidità umana, entrambi in aperta contraddizione con i piani che prevedono l’utilizzo crescente di energia dalle fonti rinnovabili.

Nel corso degli ultimi 20 anni, il costante richiamo all’emergenza è stato il presupposto delle politiche energetiche, anche a livello comunitario. Ma il tempo passa e questo presupposto, sempre contestato dalle associazioni ambientaliste, oggi manca di un qualsiasi appiglio.

L’inesistenza di un reale pericolo di black out per carenza di gas è così evidente che la Merkel parla dei nuovi gasdotti come di strumenti rivolti a calmierare il prezzo del gas. In altre parole, avere a disposizioni fonti di approvvigionamento diversificate, consentirebbe di spuntare contratti più vantaggiosi per gli Stati dell’UE, non di certo per non farli finire in ginocchio.

Ma anche questa giustificazione , già di dubbia fondatezza, oggi è definitivamente naufragata in seguito alla crisi scatenata dalla pandemia .

Nel suo primo discorso ufficiale del 2020 il segretario generale dell’ONU, Gutierrez, si è soffermato a lungo sul settore del petrolio e del gas , analizzando il crollo dei prezzi determinato da un eccesso di offerta in contemporanea con il drastico calo della domanda, auspicando che questo non fosse motivo per rimandare il taglio dei sussidi alle fonti fossili.

Il raggiungimento del massimo eccesso di forniture è del resto la conseguenza di una saturazione del mercato del gas in corso da anni e che non sta producendo per le multinazionali dei fossilisti i profitti preventivati.

La saturazione del mercato è anche resa evidente dall’esaurimento delle possibilità di stoccaggio, in tutto il mondo, USA compresi. Questa situazione non è reversibile per diverse ragioni. La ripresa della domanda, già difficilmente ipotizzabile prima della pandemia, diventa ora una chimera e comunque si scontra con la programmata diminuzione dei consumi di gas che, seppure con ritardo e a macchia di leopardo, è in atto in tutto il mondo, specialmente in Europa.

L’accanimento dell’attuale governo nel volere portare a compimento l’opera è davvero difficile da comprendere. L’unica spiegazione supportata da un minimo di logica rimane quella comune alle grandi opere inutili, come il MOSE o come il TAV, e cioè di essere un grande business per corrotti e criminalità varia. Grillo l’iscariota definì il TAP nel 2015 “ennesimo ricco pasto per speculatori” . Da allora ne è passata acqua sotto i ponti e oggi si ha la prova inconfutabile, non solo della dannosità, ma anche dell’inutilità dell’opera. Rimanere seduti al ricco pasto è riservato ad avvoltoi e sciacalli ancor più famelici di quelli del passato.

di Loredana Fasano
DIRETTIVO NAZIONALE

Movimento 24 Agosto

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