di Paolo Mandoliti
In queste ultime ore rimbalza la notizia di un’informativa dei servizi al premier Conte su possibili rivolte e ribellioni (organizzate o spontanee) al Sud. Parafrasando una famosa canzone napoletana, potremmo dire che “nun ce vo ‘a zingara ppè addivinà a ventura”, ovvero, non ci volevano i servizi segreti per questo avvertimento. Come Movimento 24 Agosto – Equità Territoriale lo stiamo ribadendo da giorni: le misure adottate dal decreto “Cura Italia” sono inique rispetto all’economia, spesso sommersa e giornaliera, del Sud.
Tanti lavoratori, secondo l’ultimo rapporto ISTAT, 3,7 milioni, vivono di “lavoro irregolare” e di questi, ben l’80% al Sud. Un problema ben noto alla classe politica che finora nulla ha fatto per contrastare questo fenomeno, e che, di contro, in questa fase emergenziale, addirittura si dimentica di queste 3,7 milioni di famiglie che sono già in difficoltà a portare un pezzo di pane a casa.
Stiamo parlando, ad esempio, di tutte quelle persone che lavorano a giornata nei cantieri edili, ora chiusi dall’ultimo decreto, di cassieri e commessi di esercizi commerciali altresì chiusi, di “garzoni” di botteghe artigianali, anch’esse chiuse, o ancora, dei “ragazzi” che fanno le consegne per bar, camerieri/studenti, cittadini che per l’età anagrafica sono fuori dal mondo del lavoro ma non hanno i requisiti per l’età pensionistica. In parole povere parliamo di quei cittadini che sopravvivono grazie, anche, all’arte di “arrangiarsi”.
Quando lo Stato limita la libertà personale, il diritto più inviolabile sancito costituzionalmente, lo Stato deve anche farsi carico degli effetti e dei nuovi problemi emersi. Invece i cosiddetti “invisibili” sono stati completamente dimenticati dal Governo centrale, lasciandoli in balia e sul groppone di Regioni e Comuni in cui queste persone hanno la residenza. E considerando che sempre lo Stato negli ultimi anni ha aumentato a dismisura i fondi destinati agli enti locali per il welfare (tranquilli, stiamo scrivendo in senso ironico), è anche giusto così!
Il welfare degli enti locali attualmente è finanziato secondo il criterio della spesa storica (ce ne siamo occupati più volte denunciando il metodo con la variabile “dummy” di MARATTINiana memoria).
In questo quadro disarmante di scarse risorse, ed in piena emergenza, lo Stato si dimentica delle diseguaglianze create nel tempo (60 miliardi all’anno negli ultimi 10 anni di risorse inferiori ai comuni del Sud) e lascia ai Comuni anche la patata bollente degli “irregolari”. Ripetiamolo, per non dimenticarcene, che gli irregolari sono persone che molto spesso hanno anche famiglie a carico.
Pertanto oggi, con le restrizioni in corso e non avendo alcun altro tipo di entrata, gli “invisibili” sono in difficoltà estrema, pronti a compiere gesti di illegalità avente come unico scopo la propria sopravvivenza e quella dei loro cari.
Gli “irregolari” sono cittadini alla pari di tutti gli altri, cosi come sancito dall’art. 2 della nostra Costituzione, e pertanto devono essere aiutati e tutelati dallo Stato Centrale. La nostra proposta è quella di estendere un “bonus sociale per la spesa” di un importo congruo a garantire la sopravvivenza di ognuno e della propria famiglia. Del resto, anche 1000 Euro a famiglia, sarebbero 3,7 miliardi di Euro (secondo i dati Istat), una cifra di poco superiore al 6% del totale dei fondi messi a disposizione dai due decreti “cura Italia” (50 miliardi, se le anticipazioni sulla somma totale del secondo decreto fossero veritiere).
Bene il governo per i provvedimenti (nuovo DPCM e Ordinanza della Protezione Civile) che anticipano risorse (in una situazione di emergenza qualsiasi provvedimento è bene accetto se rivolto ad una fascia di popolazione, quella degli “irregolari”, a cui comunque deve essere garantita la sopravvivenza).
Come Movimento, però, le nostre perplessità rispetto alle misure finora prese aumentano ancora di più: un ANTICIPO ai Comuni, a cui, peraltro scarica le responsabilità, delle somme ordinarie già programmate per maggio (i 4, 3 miliardi)con le quali gli stessi Comuni devono sedare possibili “rivolte organizzate e spontanee” come da informativa dei Servizi Segreti, non fa altro che spostare in avanti nel tempo il problema, perché se non sono risorse aggiuntive, oggi dai a chi ne ha bisogno ma con i fondi che normalmente i Comuni utilizzano per fronteggiare le emergenze annuali pre- esistenti.
Le risorse aggiuntive (400 milioni) corrispondono circa a 50 mila euro per Comune e rappresentano soltanto fumo propagandistico negli occhi degli italiani. Se questo anticipo di fondi (in emergenza è logica una cosa del genere) fosse stato un dippiù, avremmo applaudito all’iniziativa. In questi termini è soltanto un effetto placebo per una cura che è peggiore della malattia.
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