di Raffaele Vescera*
Il segretario del Pd Zingaretti è al capolinea, ha annunciato le sue dimissioni da segretario del Partito Democratico. È senza dubbio il frutto dell’attacco concentrico portato all’esterno dal duo Renzi-Salvini, ospiti di “sua eminenza” papa Verdini, detenuto in quel di Rebibbia, che dopo la caduta del governo Conte mette a frutto un’altra mossa del piano di ricompattamento del partito unico del Nord, ovvero degli affari loro. Attacco a Zingaretti portato dall’interno del partito dal capofila della linea nordista del Pd, Bonaccini sostenuto dai diversamente renziani. Lo stesso che da governatore della Regione Emilia-Romagna, insieme ai leghisti Fontana, Zaia e altri presidenti antimeridionali torna a pretendere a gran voce l’autonomia regionale differenziata, ma prima ancora l’accaparramento dei 209 miliardi del Recovery, stanziati dall’Europa per rimuovere il divario economico del Mezzogiorno, miliardi che invece, con questa genia di comitati d’affari, prenderanno la via delle regioni settentrionali.
Che dire di Bonaccini, nuovo segretario in pectore del Pd, che in piena ripresa della pandemia concorda con Salvini sulla folle e demagogica riapertura delle sale pubbliche? E che dire del suo amico Delrio che in un delirio di nordismo tesse le lodi di Salvini, definendolo persona “seria e concreta.”? Il patto è chiaro e non lascia spazio a dubbi di alcun genere: il Partito Unico Del Nord fa un balzo in avanti per liberarsi degli elementi di “disturbo”, quali potrebbero essere il romano Zingaretti e l’alleanza pro Conte leader della coalizione PD-M5S-LEU, in qualche modo ostacolo ai pieni poteri del Pun, oggi garantiti da un governo zeppo di ministri del Nord, leghisti e non, che si permettono sfacciatamente di scrivere sul loro sito “Prima il Nord” senza che alcuna istituzione batta ciglio sulla vergognosa dichiarazione razzista.
Zingaretti nel suo comunicato, a giustificazione delle dimissioni, denuncia la vergognosa rissa per le poltrone scatenata all’interno del partito e le critiche ingenerose alla sua gestione, che comunque va ricordata come positiva, avendo fermato il declino di consensi del partito e la sua ripresa nei sondaggi. Ma caro fratello di Montalbano, forse il bravo commissario di Camilleri ti direbbe di confessare il vero movente del delitto: l’indicibile patto di distruzione dell’economia del Mezzogiorno da compiere mediante il furto di 150 miliardi a lui destinato dal Recovery. Furto che rende complici chi lo copre.
*direttivo nazionale M24A-ET
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