di Raffaele Vescera
Non so Leonardo Sciascia in quale categoria umana lo avrebbe collocato, se tra gli uomini, i mezzi uomini, gli ominicchi o i quaquaraquà, e non so neanche Totò se l’avrebbe classificato tra gli uomini o i caporali, poiché una ne fa e cento ne smentisce. Nullafacente, condannato per resistenza alle forze dell’ordine diventa ministro di polizia; condannato per razzismo contro i meridionali, cerca i voti peggiori del Sud per raggiungere i “pieni poteri” di ducesca memoria; si mette a capo dei giovani comunisti padani e poi va a destra estrema facendosi amico di fascisti e neonazisti; da segretario partecipa alla sparizione di 49 milioni di euro della Lega (Nord), come denunciato dall’ex tesoriere del suo partito, e dice di non sapere nulla di quei soldi; va a Mosca con un amico leghista faccendiere che tratta per una tangente petrolifera da 65 milioni di euro e dice che se c’era dormiva; accusa la magistratura di persecuzione e si avvale dell’immunità parlamentare per non andare a processo, per poi chiedere il processo quando gli dicono che passare per martire porta voti; si fa fotografare mentre s’abbuffa del cibo peggiore da fast-food e nutella e poi invita al digiuno interessato; si fa fotografare con noti spacciatori di droga italiani e poi si mette a caccia di presunti spacciatori stranieri, organizzando con il seguito di giornalisti e poliziotti una squallida sceneggiata che speriamo gli costi una denuncia per diffamazione; Interviene a Cartabianca di Rai3 dove, messo alle corde dalle stringenti domande dei giornalisti, fa una figura barbina e, per recuperare, si fa promuovere in Tv dal meno credibile dei presentatori, quel Vespa che punge i poveracci e liscia i potenti.
Fatto sta che il cosiddetto “capitano” è funzionale al solito vecchio esercito italiota, (mi perdonino gli italici veri), quello degli affaristi senza scrupoli che hanno saccheggiato lo Stato creando un debito pubblico stratosferico per fare grandi opere pubbliche a spese del Sud, lasciato a stecchetto di investimenti pubblici, e a godimento dei soliti gruppi finanziari del Nord, per fare opere inutili e dannose. Scarica le colpe della crisi sui poveracci in arrivo con i barconi e, in sintonia con Berlusca, Renzi e Pd, propone di sprecare barche di soldi per fare grandi opere per 100 miliardi di Euro, al Nord dove se no, è lì che il Partito unico degli affari concentra indisturbato la propria azione, distribuendo mazzette in quantità “industriali”, è proprio il caso di dire: ferrovie alta velocità, Mose e altro, parlano chiaro. Dopotutto, ha urlato “Prima il Nord” per decenni, e la sua Lega fu inventata dagli industriale padani per bloccare la crescita del Sud che, anche grazie alla Cassa per il Mezzogiorno, cresceva velocemente, facendo indesiderata concorrenza al Nord, che ha sempre usato il Sud quale serbatoio di manodopera a basso prezzo. E’ impoverendo un territorio che si costringono all’emigrazione i suoi abitanti migliori, lasciandolo in preda a politici ricattatori e mafie utili per altri affari vantaggiosi al Nord. Sappiamo come alcuni paperoni settentrionali si sono arricchiti usando le mafie.
Partito unico del Nord che avanza grazie al complice cointeressamento di tutti i partiti nazionali, e all’insipienza del M5s che, votatissimo da un Sud che chiedeva onestà e sviluppo, ha tradito la sua mission di giustizia sociale, se mai ne avesse avuta una, visto che si presenta alle elezioni con uno squalificato ex leghista direttore della Padania come Paragone e, conquistata la maggioranza, si allea con la Lega del “Prima il Nord”, unendosi alla scellerata richiesta dell’autonomia regionale differenziata, dannosissima per le regioni del Sud. Richiesta tra l’altro avanzata anche dal Pd. Ora il M5s paga il fio delle sue scelte, e di Maio dice “meglio ingenuo che imbroglione” senza capire che gli ingenui diventano vittime e complici degli imbroglioni.
Agli italiani che hanno sete di equità e giustizia sociale, e più di tutto al Sud vittima delle peggiori ingiustizie, non resta che far sentire forte la propria voce, organizzandosi per resistere a tale indisturbata avanzata del Partito unico del Nord che, se mai dovesse vincere con la sua formazione peggiore, quella leghista, attaccherebbe i principi fondamentali della democrazia e della Costituzione, più di quanto non abbia fatto finora.
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